Page 130 - Un fisico in salotto
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quali  obbedisce  un  orologio?  Noi  non  sappiamo  esattamente  attraverso  quali

          meccanismi  avvenga  l’invecchiamento  di  un  essere  umano:  si  tratterà  di  reazioni
          chimiche che si intrecciano in un modo che non riusciamo ancora a capire; ma si
          tratterà pur sempre di reazioni chimiche che obbediscono alle leggi della meccanica
          e dell’elettromagnetismo, cioè alle leggi della fisica.
             Quindi,  se  un  giorno  si  potrà  realizzare  un  viaggio  spaziale  come  quello  che
          abbiamo soltanto immaginato, sappiamo cosa aspettarci!

             Piuttosto, c’è un’obiezione molto più valida della precedente ed è questa: finché
          non  avremo  astronavi  e  astronauti  in  grado  di  affrontare  viaggi  del  genere,  non
          avremo la verifica sperimentale delle cose che stiamo dicendo. In altri termini, chi ci
          dice che le cose stiano veramente così?  Tutto sommato, finora abbiamo fatto solo
          ‘fantascienza’, proprio parlando di astronavi e astronauti che viaggiano a velocità
          prossime a quella della luce. E allora?
             Qui finisce l’obiezione, ma anche qui c’è la risposta all’obiezione! Il fatto è che

          noi  già  abbiamo  ‘astronauti’  che  viaggiano  quasi  alla  velocità  della  luce  e  che
          invecchiano!  Si  tratta  di  astronauti  molto  piccoli:  sono  le particelle elementari  .
          Avremo altre occasioni di parlare di particelle. Comunque, grosso modo, sappiamo
          già di cosa si tratta: dei costituenti più piccoli della materia.  Protoni, neutroni ed
          elettroni sono dunque particelle elementari, ma non sono le uniche.
             Lo  studio  della  struttura  della  materia  rivela  che  esistono  tante  altre  particelle

          delle quali, soltanto fino a pochi anni fa, non si sospettava neppure l’esistenza.
             Fra queste particelle ce ne sono alcune che sono ben conosciute dai fisici come,
          per esempio, quelle che sono chiamate mesoni mu o muoni e che sui libri di fisica
          vengono indicate con la lettera dell’alfabeto greco μ. Si tratta di particelle scoperte
          nel 1936 e che possono essere ‘create’ in laboratorio.
             Le osservazioni sperimentali rivelano che il muone è una particella instabile. In
          altri termini, trascorso un certo tempo dalla ‘creazione’, il muone decade: cessa di

          esistere. Al suo posto vengono osservate altre particelle che sono dunque chiamate
          prodotti di decadimento del muone. Quindi il muone, quasi come un essere umano,
          ‘nasce’ e ‘muore’ dopo aver vissuto per un certo arco di tempo che in fisica viene
          chiamato proprio ‘vita media’.
             Si può misurare questa vita media quando abbiamo un muone fermo davanti a noi,

          e si trova un valore che viene generalmente indicato con la lettera greca τ:







                                                             τ = 0,000002 s






          cioè 2 milionesimi di secondo.
             È certamente una ‘vita media’ molto breve se paragonata alla vita media di un
          essere umano; comunque, nell’ambito delle particelle elementari, si tratta di una vita
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