Page 131 - Un fisico in salotto
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media piuttosto lunga.

             Far  raggiungere  a  questi  minuscoli  astronauti  velocità  elevatissime  non  è  un
          problema: la massa di un muone è infatti piccolissima. Si deve disporre di quello
          che viene chiamato un acceleratore di particelle. In poche parole, un acceleratore è
          un dispositivo che genera un intensissimo campo elettrico. Siccome i muoni hanno
          una carica elettrica che è uguale a quella posseduta da un elettrone, essi vengono
          rapidamente  sospinti  fino  a  raggiungere  velocità  molto  elevate,  addirittura  poco

          inferiori a quella della luce. Sappiamo infatti che esiste un limite alle velocità che si
          possono  ottenere  applicando  una  forza  a  una  particella  materiale  e  che  questa
          velocità limite è proprio quella della luce.
             A questo punto siamo pronti per illustrare un esperimento dal risultato veramente
          importante.
             Supponiamo di lanciare un muone a una velocità che è 99/100 di quella della luce,
          cioè 297.000 chilometri al secondo. La vita media di un muone è di 2 milionesimi di

          secondo  e  quindi  ci  aspettiamo  che,  dal  momento  della  ‘nascita’  a  quello  del
          decadimento, il muone percorra, in media:







                                     297.000 Km/s × 0,000002 s = circa 0,6 Km = 600 metri






          Se facciamo l’esperimento, troviamo che il muone percorre invece circa 4 chilometri
          e 200 metri. Come è possibile? Un tale percorso avrebbe richiesto una vita media
          del muone circa 7 volte più lunga.  Ma attenzione!  Questo è uno dei grandi trionfi

          della Teoria della Relatività di Einstein!
             Se  ripensiamo  un  momento  alla  ‘fantascientifica’  relatività  del  tempo,  sono
          proprio 4,2 chilometri e non 600 metri che ci dobbiamo aspettare poiché il muone,
          osservato nel nostro laboratorio, ha effettivamente vissuto per un tempo sette volte
          più lungo e cioè circa 14 milionesimi di secondo.  Ce ne possiamo rendere conto

          facendo un raffronto con quanto è accaduto ai gemelli: l’astronauta è invecchiato di
          otto anni e mezzo mentre per noi, fermi sulla Terra, è passato un tempo molto più
          lungo  (vent’anni).  Altrettanto,  il  muone  ‘volando’  nel  nostro  laboratorio  è
          invecchiato di 2 milionesimi di secondo mentre per noi che siamo rimasti fermi a
          osservarlo è passato un tempo molto più lungo.
             Verifiche del genere avvengono continuamente, nei laboratori di fisica. Questo per
          dire  che  le  previsioni  della  relatività  sono  in  perfetto  accordo  con  quello  che  si

          osserva sperimentalmente. Altro che fantascienza!
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