Page 133 - Un fisico in salotto
P. 133
che la distanza aumenta, il nostro sguardo, in qualsiasi direzione lo dirigiamo, si
imbatterà sempre più frequentemente in qualche foglia o in qualche spiga. Alla fine,
se la ragazza è sufficientemente lontana, vedremo solo foglie o spighe... e niente più
ragazza!
Al posto del campo di grano, pensiamo ora all’Universo e, al posto delle spighe,
pensiamo alle stelle che lo popolano. A mano a mano che pensiamo a un Universo
sempre più grande, dobbiamo ammettere che è sempre più probabile ‘imbatterci’ in
una stella, comunque noi volgiamo il nostro sguardo.
Se l’Universo fosse sufficientemente grande, in qualsiasi direzione noi
indirizzassimo lo sguardo, vedremmo con molta probabilità una stella, non c’è
dubbio.
Il cielo notturno non potrebbe presentarsi nero, con qualche stella qua o là; ma
dovrebbe accadere esattamente il contrario: caso mai, infatti, potremmo essere
‘fortunati’ e cogliere di tanto in tanto uno spazio vuoto, cioè cogliere una rara
direzione lungo la quale non troviamo alcuna stella. Anzi, se l’Universo fosse
proprio infinito, non avremmo neanche quest’ultima possibilità. Saremmo
completamente avvolti dalla luce delle stelle. Certamente: provate a immaginare un
cielo con le stelle una vicinissima all’altra, a formare una specie di compatto ‘muro’
luminoso.
Ecco che questi argomenti, che illustrano appunto il Paradosso di Olbers,
mostrano chiaramente che l’Universo non è infinito, ma deve presentare almeno una
limitazione nello spazio, nel tempo o in tutti e due; e comunque una struttura diversa
da quella che ‘ingenuamente’ ci potremmo aspettare.