Page 128 - Un fisico in salotto
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La relatività del tempo


          La Teoria della Relatività ci ha insegnato come comporre correttamente le velocità.
          Se si tratta di velocità molto elevate occorre applicare la formula di Einstein. Se le
          velocità  sono  piccole  non  occorre  fare  questa  fatica:  la  formula  di  Galileo,  di
          addizione o sottrazione delle velocità, va più che bene, come abbiamo osservato.
             Qualcosa  di  analogo  accade  quando  vogliamo  valutare  un  certo  intervallo  di

          tempo:  per  esempio  la  durata  di  un  viaggio  che  facciamo,  in  treno,  da  Roma  a
          Milano.
             Supponiamo di partire con il nostro treno che mantiene una velocità media di 100
          Km/h da Roma a Milano. Se la distanza Roma-Milano è (facciamo cifra tonda) 500
          Km e partiamo a mezzogiorno, quando saremo a Milano il nostro orologio da polso
          segnerà  le  cinque  del  pomeriggio.  Così  pure,  l’orologio  della  stazione  di  Milano
          segnerà le cinque. La durata del fenomeno ‘viaggio’ è di cinque ore: tanto che essa

          sia  misurata  dagli  orologi  fermi  nelle  stazioni  di  Roma  oppure  di  Milano,  quanto
          vissuta da noi, che l’abbiamo misurata con il nostro orologio da polso a bordo del
          treno. Tutte queste considerazioni appaiono ovvie, in accordo con il senso comune e
          ci portano a concludere, come Galileo, che il tempo fluisce in modo assoluto, con
          una  cadenza  costante,  indipendentemente  da  qualsiasi  situazione  nella  quale  ci
          possiamo trovare.

             Anche  stavolta,  come  abbiamo  discusso  per  le  velocità,  cosa  ci  dice  invece
          Einstein?
             Per un ‘dirigente del traffico ferroviario’ il nostro viaggio dura cinque ore esatte,
          non c’è dubbio: egli sa che il treno ha percorso 500 chilometri correndo a 100 Km/h.
          Ma per noi, a bordo del treno?
             Ebbene, per mezzo di un opportuno calcolo, la Teoria della Relatività afferma che
          per noi a bordo del treno il viaggio è durato cinque ore meno 0,08 miliardesimi di

          secondo! Ed effettivamente il nostro cronografo da polso segna proprio 5 ore meno
          0,08 miliardesimi di secondo!  Evidentemente è impossibile accorgersi di una tale
          differenza in un viaggio ferroviario. Anche perché... ho un po’ scherzato, come mi
          capita a volte di fare: non esistono orologi da polso (o da... stazione) in grado di
          rilevare frazioni di miliardesimo di secondo. E quindi vediamo ancora una volta che

          non c’è da ‘preoccuparsi’ nelle situazioni ordinarie. Ciò che prevede la Teoria della
          Relatività è di fatto in perfetto accordo con quello che avrebbe previsto Galileo, se
          avesse potuto prendere il treno Roma-Milano!
             A  che  serve  allora  il  calcolo  che  dovremmo  fare,  con  le  formule  della  Teoria
          della  Relatività,  per  trovare  quella  frazione  di  miliardesimo  di  secondo  in  meno,
          assolutamente irrilevante?
             Forse avrete intuito la risposta: se le velocità in gioco sono piccole, quel calcolo
          è  del  tutto  inutile.  Viceversa,  se  le  velocità  cominciano  a  essere  ‘grandi’,

          confrontabili  con  la  velocità  della  luce,  quel  calcolo  diventa indispensabile;  e  le
          differenze di tempo non sono più dell’ordine di miliardesimi di secondo ma molto
          maggiori.
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