Page 12 - Fisica per non fisici
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Se  un  certo  oggetto  possiede  una  generica  accelerazione a,  non  necessariamente
          uguale a g, possiamo dunque scrivere che trascorso un certo lasso di tempo t la sua
          velocità è direttamente proporzionale alla sua accelerazione ed è quindi data dalla
          seguente formula:



                                                        v = at                                             (6)


          che  è  l’espressione  della  velocità  per  il  moto uniformemente  accelerato  (cioè

          caratterizzato da un’accelerazione costante) di un oggetto inizialmente fermo.
              È sorprendente che tutti i corpi, grandi o piccoli, leggeri o pesanti, cadano con la
          stessa accelerazione? Più avanti, quando studieremo proprio i fenomeni dovuti alla
          presenza della forza di gravità, ci accorgeremo che ci si può rendere conto molto

          facilmente di questa circostanza.




          Il principio di inerzia



          Supponiamo di avere un oggetto solido inizialmente fermo su un piano orizzontale.
          Sull’oggetto non agiscono forze o, per meglio dire, agiscono due forze che però si
          equilibrano oppure ancora, come si dice in fisica, hanno risultante nulla: la forza

          peso, diretta verso il basso, è infatti equilibrata da quella esercitata verso l’alto dal
          piano che sostiene l’oggetto in questione. Se non tocchiamo l’oggetto, esso rimane
          indefinitamente nel suo stato di quiete. Ma cosa succede se imprimiamo al corpo una
          certa  velocità?  L’esperienza  mostra  che  esso  si  muove  di  moto  rettilineo  e,  se  il
          corpo è per esempio un mattone, dopo pochi istanti si ferma.

              Invece di un mattone, utilizziamo un oggetto molto levigato e facciamolo scorrere
          dopo avere levigato altrettanto bene la superficie orizzontale. A parità di velocità
          iniziale, l’oggetto si ferma dopo un tempo molto più lungo e dopo aver percorso una

          maggiore distanza poiché l’attrito è notevolmente ridotto rispetto al caso precedente.
              A  questo  punto  vorrei  suggerirvi  la  realizzazione  di  un  esperimento  veramente
          molto semplice che potete facilmente eseguire in casa.
              Fate scorrere, sulla superficie levigata del tavolo di marmo o di laminato plastico
          che avete in cucina, un blocco di ghiaccio secco, quello che è usato per conservare i

          gelati.  Il  ghiaccio  secco  è anidride  carbonica  solida  che,  in  condizioni  normali,
          sublima cioè passa direttamente dallo stato solido a quello gassoso senza passare
          per lo stato liquido (per questo lo chiamiamo «secco»). Per conseguenza, quando un

          blocco  di  ghiaccio  secco  viene  appoggiato  su  un  piano  orizzontale,  si  forma  un
          sottile  cuscino  gassoso  di  anidride carbonica  simile  a  quello  (di  aria)  che  viene
          generato  da  un hovercraft:  il  blocco  solido,  di  fatto,  non  tocca  la  superficie  del
          tavolo! È evidente che, in questo caso, gli attriti sono ancor più ridotti e ci sembrerà
          che a seguito di una piccola spinta il blocco non abbia alcuna intenzione di fermarsi,
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