Page 13 - Fisica per non fisici
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continuando a muoversi in linea retta.

              Supponiamo ora, come astrazione, che sia possibile realizzare uno scorrimento
          «perfetto».  Ci  aspettiamo  che  un  corpo  lasciato  libero  di  muoversi  in  queste
          condizioni mantenga indefinitamente la velocità che gli abbiamo impresso all’inizio:

          le esperienze precedenti ci mostrano che ciò è assolutamente ragionevole. Del resto,
          non toccare un corpo e lasciarlo muovere su un piano assolutamente privo di attrito
          significa non applicargli alcuna forza; dunque, l’esperienza ci porta a pensare che, in
          assoluta assenza di forze, il moto di un qualsiasi oggetto sia rettilineo e uniforme
          cioè si svolga con una velocità che si mantiene costante.

              Nasce così la formulazione di un fondamentale principio che è conosciuto come
          principio di inerzia o anche come Primo Principio della Dinamica, enunciato per la
          prima volta da Galileo Galilei:


          Un corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme se non
          intervengono forze a mutare tale stato.

          Il  principio  di  inerzia  interviene  in  ogni  circostanza  ed  è  interessante  discuterne

          qualcuna. Per esempio, parlando di accelerazione di gravità, abbiamo pensato a una
          situazione ideale nella quale non esiste attrito, come per esempio quello dovuto alla
          resistenza dell’aria, che di fatto frena progressivamente qualsiasi oggetto libero di

          cadere impedendogli di raggiungere velocità arbitrariamente elevate.
              Lo  sa  bene  un  paracadutista:  dal  momento  del  lancio  egli  verifica  che  la  sua
          velocità si incrementa progressivamente; ma ancor prima di aprire il paracadute sa
          anche che, a mano a mano che la sua velocità aumenta, aumenta anche la forza di
          resistenza  dell’aria.  Questa  forza  si  incrementa  fino  a  equilibrare  il  peso  del

          paracadutista. A questo punto, egli non è più soggetto ad alcuna forza. Per meglio
          dire, il suo peso è equilibrato dalla forza esercitata dalla resistenza dell’aria e il
          paracadutista  continua  a scendere  con  una  velocità  costante,  seppure  elevata,  in

          accordo con il principio di inerzia: se un corpo in movimento è complessivamente
          sottoposto a forze che hanno risultante nulla, il suo moto non può essere che rettilineo
          e uniforme.
              È vera anche la circostanza opposta, se così si può dire: cioè se vediamo che un
          corpo si muove di moto rettilineo uniforme possiamo essere sicuri che tale corpo è

          soggetto complessivamente a una forza nulla.

          Così  possiamo  essere  sicuri  che  se  vediamo  un  treno  procedere  in  rettilineo,  in

          pianura  e  con  velocità  costante,  la  risultante  delle  forze  che  agiscono  sul  treno  è
          nulla.  Che  ci  sta  a  fare  allora  durante  il  viaggio  il  motore  del  treno?  La  risposta
          corretta è che il motore serve solo a sviluppare una enorme forza per equilibrare
          quelle che si oppongono all’avanzamento del treno: la resistenza dell’aria, l’attrito
          delle  ruote  e  anche  quello  del  pantografo  che  striscia  lungo  la  linea  aerea  della
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