Page 70 - Nietzsche - Genealogia della morale
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ci vorrebbe l’abitudine all’aria tagliente delle montagne, a lunghe camminate invernali, al
ghiaccio, ai monti in ogni senso, ci vorrebbe, per esprimerci in guisa rozza e sommaria,
proprio questa grande salute!… E oggi questa grande salute è ancora mai possibile? Ma
prima o poi, in un’età più forte di questo presente marcio e dubbioso di sé, dovrà pure
giungere fino a noi l’uomo del riscatto, l’uomo del grande amore e disprezzo, lo spirito
creatore, sempre di nuovo sospinto dall’urgere della sua forza via da ogni isolamento, da ogni
trascendenza, l’uomo la cui solitudine è fraintesa dal popolo come se fosse una fuga dalla
realtà – mentre è soltanto il suo sprofondare, il suo seppellirsi, il suo affondare nella realtà,
per poter estrarre e portare con sé un giorno, tornato nuovamente alla luce, la redenzione di
questa realtà: la sua redenzione dalla maledizione che l’ideale, quale esso è stato finora, le ha
gettato addosso. Quest’uomo del futuro, che ci redimerà non solo dall’ideale quale è stato sino
ad oggi, ma anche da quello che da esso dovette nascere, dalla grande nausea, dalla volontà
del nulla, dal nichilismo, questo rintocco del mezzodì e della grande decisione, che libererà di
nuovo l’uomo, che restituirà alla terra la sua meta e all’uomo la sua speranza, questo anticristo
e antinichilista, questo vincitore di Dio e del nulla – dovrà venire un giorno…
25.
– Ma che sto dicendo? Basta! Basta! A questo punto solo una cosa è quella giusta, tacere:
altrimenti mi attribuirei ciò che è consentito solo a chi è più giovane, a un «venturo», a uno più
forte di quanto io non sia – consentito solo a Zarathustra, a Zarathustra il senza dio…