Page 57 - Nietzsche - Genealogia della morale
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gruppo  di  affetti  che,  come  mi  sembra,  hanno  un  valore  biologico  molto  più  alto  di  quelli

      reattivi e che di conseguenza hanno perciò meritato di essere valutati scientificamente e di
      essere  ritenuti  importanti:  e  cioè  gli  affetti  propriamente  attivi,  come  la  sete  di  potere,
      l’avidità di possesso e simili. (E. Dühring, Valore della vita, Corso di Filosofia; e in fondo
      dovunque). Tanto basta contro questa tendenza in generale: per quello che riguarda la tesi, in
      particolare di Dühring, secondo cui la patria della giustizia sia da ricercare sul terreno del
      sentimento reattivo, per amore della verità, con una brusca inversione, si dovrà metterle di
      contro  quest’altra:  l’ultimo  terreno  conquistato  dallo  spirito  della  giustizia  è  quello  del

      sentimento  reattivo!  Se  si  verificasse  realmente  che  l’uomo  giusto  resti  giusto  anche  nei
      confronti di chi gli ha fatto torto, (e non solo freddo, controllato, estraneo, indifferente: essere
      giusto è sempre un comportamento positivo), se anche sotto l’urto di un’offesa, di un insulto,
      di  un  sospetto  personali,  l’oggettività  alta,  chiara,  tanto  profonda  quanto  magnanima,  di  un
      occhio giusto e giudice non si turba, ecco, questo è un esempio di perfezione e di sublime
      maestria sulla terra – un qualcosa che qui, prudentemente, non dovremmo aspettarci, e cui, in

      ogni caso, non si dovrebbe credere con eccessiva facilità. Certo è che, nella media, anche
      nelle  persone  più  rette,  già  una  piccola  dose  di  ostilità,  di  cattiveria,  d’insinuazione  è
      sufficiente per fargli montare il sangue agli occhi e fargli uscire dagli occhi l’equità. l’uomo
      attivo, che attacca ed è violento, è sempre ancora cento passi più vicino alla giustizia che
      l’uomo reattivo; per lui non è affatto necessario valutare il suo oggetto in maniera scorretta e
      con prevenzione, come fa e deve fare l’uomo reattivo. Infatti in ogni epoca l’uomo aggressivo,
      essendo più forte, più coraggioso, più nobile, ha avuto dalla sua anche lo sguardo più libero e

      la coscienza migliore: al contrario si indovina già chi ha sulla coscienza proprio l’invenzione
      della «cattiva coscienza» – l’uomo del ressentiment! E per finire guardiamo un po’ alla storia:
      infatti in quale sfera, fino ad oggi, è stato di casa tutto l’esercito del diritto e anche il vero e
      proprio bisogno di giustizia sulla terra? Forse nella sfera dell’uomo reattivo? Certamente no:
      piuttosto, invece, in quella degli uomini attivi, forti, spontanei, aggressivi. da un punto di vista

      storico, il diritto rappresenta sulla tetra – sia detto a dispetto del suddetto agitatore (che ha
      confessato  di  se  stesso:  «la  dottrina  della  vendetta  corre  come  il  filo  rosso  della  giustizia
      attraverso tutti i miei lavori e le mie fatiche» – proprio la lotta contro i sentimenti reattivi, la
      guerra contro questi da parte delle potenze aggressive e attive, che impiegavano parte della
      loro  forza  per  frenare  e  controllare  gli  eccessi  del  pathos  reattivo  e  per  costringere  a  una
      transizione. Dovunque si eserciti la giustizia, dovunque la giustizia venga mantenuta, si vede
      una potenza più forte in relazione a coloro che le sono sottoposti e che sono più deboli, (siano
      essi gruppi o individui) cercare mezzi per porre termine al folle infuriare del ressentiment, in

      parte strappando dalle mani della vendetta l’oggetto del ressentiment, in parte sostituendo, da
      parte sua, la vendetta con la lotta contro i nemici della pace e dell’ordine, in parte inventando,
      proponendo e, a seconda dei casi, imponendo compromessi; in parte elevando a norma certi
      equivalenti del danno, ai quali, a patire da quel momento, si rimanda una volta per tutte il
      ressentiment. Ma la cosa più radicale che il potere supremo fa e compie contro lo strapotere

      dei sentimenti di opposizione e di risentimento – e lo fa sempre, non appena ne ha la forza
      sufficiente – è l’istituzione della legge, l’esplicazione imperativa di quello che, in generale, ai
      suoi occhi, deve essere considerato come lecito e giusto, o come proibito e ingiusto: trattando,
      dopo l’istituzione della legge, trasgressioni e atti arbitrari dei singoli o di interi gruppi come
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