Page 49 - Nietzsche - Genealogia della morale
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La sua coscienza?… È facile dire già ora come il concetto di «coscienza» che incontriamo

      qui nella sua forma più compiuta, più alta e quasi sorprendente, abbia già una lunga storia e
      metamorfosi formale. Poter rispondere di se stessi e con orgoglio, cioè poter dire di sì anche a
      se stessi – è, come si è detto, un frutto maturo, ma anche un frutto tardo – per quanto tempo
      questo frutto acerbo e amaro è dovuto restare sull’albero! E per un periodo di tempo ancora
      molto più lungo questo frutto non lo si vide affatto – nessuno lo avrebbe potuto promettere,
      anche se l’albero stava crescendo, tutto teso alla nascita proprio di questo frutto! «Come si
      crea una memoria nell’animale uomo? Come si imprime a questo intelletto dell’attimo, in parte

      ottuso, in parte dispersivo, a questo oblio vivente, come si imprime tanto a fondo qualcosa da
      farla rimanere presente?»… Questo problema antichissimo, come è chiaro, non è stato risolto
      proprio con risposte e mezzi gentili; forse non esiste, in tutta la preistoria dell’uomo, niente di
      più terribile e misterioso della sua mnemotecnica. «Si marchia qualcosa col fuoco, per farla
      imprimere nella memoria: solo ciò che non cessa di far male, resta nella memoria» – questo è
      un principio fondamentale della più antica (e purtroppo anche più duratura) psicologia sulla

      terra.  Si  potrebbe  dire  anche,  che  dovunque  sulla  terra  esistano  ancora  solennità,  gravità,
      mistero,  colori  oscuri  nella  vita  di  uomini  e  popoli,  operi  ancora  a  posteriori  qualcosa
      dell’orrore  con  cui  una  volta  sulla  terra,  dovunque,  si  prometteva,  si  davano  pegni,  si
      dispensavano lodi: il passato, il più lungo, il più profondo e il più duro passato, ci respira
      vicino  e  sgorga  in  noi,  quando  ci  facciamo  «gravi».  Ogni  qualvolta  l’uomo  ha  ritenuto
      necessario  farsi  una  memoria,  ciò  non  è  avvenuto  mai  senza  sangue,  torture,  sacrifici;  i
      sacrifici  e  i  pegni  più  atroci  (tra  gli  altri,  il  sacrificio  dei  primogeniti),  le  più  disgustose

      mutilazioni (per esempio le castrazioni), le più crudeli forme rituali di tutti i culti religiosi (e
      tutte le religioni sono, nel loro fondo estremo, sistemi di crudeltà) – tutto ha la sua origine in
      quell’istinto che vide nel dolore il più potente mezzo sussidiario della mnemonica. In un certo
      senso tutto l’ascetismo non è altro che questo: un paio di idee devono essere rese indelebili,
      onnipresenti,  indimenticabili,  «fisse»,  per  una  ipnotizzazione  di  tutto  il  sistema  nervoso  e

      intellettuale  proprio  grazie  a  queste  «idee  fisse»  –  e  le  procedure,  come  le  forme  di  vita
      ascetiche, sono mezzi per liberare queste idee dalla concorrenza con tutte le altre idee, per
      renderle  «indimenticabili».  Quanto  peggio  stava  l’umanità  «in  fatto  di  memoria»,  tanto  più
      tremendo  è  stato  sempre  l’aspetto  dei  suoi  usi;  la  durezza  della  legislazione  penale  in
      particolare  dà  una  misura  di  quanta  fatica  le  sia  costata  la  vittoria  contro  l’oblio  e  il  far
      restare  presenti  a  questi  schiavi  attimali  delle  passioni  e  dei  desideri  un  paio  di  primitive
      esigenze  della  convivenza  sociale.  Noi  Tedeschi  non  ci  consideriamo  certo  un  popolo
      particolarmente crudele e duro di cuore, né tanto meno superficiale e contento di vivere alla

      giornata;  ma  basta  solo  dare  un’occhiata  ai  nostri  antichi  ordinamenti  penali  per  capire
      immediatamente  quanta  fatica  costa,  sulla  terra,  allevare  un  «popolo  di  pensatori»  (voglio
      dire:  il  popolo  d’Europa,  nel  cui  seno  oggi  è  possibile  trovare  il  maximum  di  fiducia,  di
      serietà, di obiettività e di mancanza di gusto, e che grazie a queste qualità ha un diritto ad
      allevare ogni specie di mandarini in Europa). Questi Tedeschi si sono creati una memoria con

      mezzi terribili, per arrivare a padroneggiare i loro plebei istinti di fondo e la loro rozzezza
      brutale: si pensi alle antiche punizioni tedesche, per esempio alla lapidazione (– già la saga fa
      cadere sulla testa del colpevole la macina del mulino), al supplizio della ruota (la più tipica
      delle invenzioni e delle specialità del genio tedesco nel campo delle pene!), a quello del palo,
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