Page 46 - Nietzsche - Genealogia della morale
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         – Era dunque tutto finito? Quella opposizione di ideali, grandiosa più di tutte le altre, venne
      così posta ad acta per sempre? Oppure solo aggiornata, aggiornata a un tempo lontano?… Non
      potrebbe forse avvenire che a un certo punto l’antico incendio torni a divampare molto più
      devastante, dopo una preparazione molto più lunga? Dirò di più: non dovremmo desiderare
      con tutte le forze proprio questo? anzi volerlo? anzi promuoverlo?… Chi, come i miei lettori
      comincia a questo punto a riflettere, a approfondire il problema, non lo risolverà certo entro

      breve tempo – ragione sufficiente, per me, per volerlo invece risolvere, dato che da molto
      tempo è ormai abbastanza chiaro quello che io voglio, quello che voglio proprio con quella
      formula pericolosa, scritta su misura per il mio ultimo libro: «Al di là del bene e del male»…
      Per lo meno questo non significa, «Al di là del buono e del cattivo» –

         Nota.  Questo  saggio  mi  offre  l’occasione  per  esprimere  pubblicamente  e  formalmente  un  desiderio  che  fino  ad  oggi  ho
      manifestato solo in occasionali colloqui con esponenti del mondo della cultura: che cioè una qualche facoltà di filosofia si renda
      benemerita, con una serie di concorsi accademici, dell’incremento degli studi di storia della morale – forse questo libro servirà a
      dare un forte impulso proprio a questo tipo di studi. In relazione a una possibilità di questo tipo pongo la seguente domanda: essa
      merita  non  solo  l’attenzione  dei  filologi  e  degli  storici  quanto  anche  quella  dei  filosofi  di  professione. «Quali  indicazioni  ci

      fornisce la linguistica e in special modo la ricerca etimologica, per la storia dell’evoluzione dei concetti morali?» –
      D’altra parte è altrettanto necessario acquisire la partecipazione di fisiologi e medici a questo tipo di problemi (sul valore dei
      criteri di giudizio usati fino ad oggi) – mentre potrà essere lasciata ai filosofi specializzati la possibilità di agire, anche in questo
      caso, quali mediatori e patrocinatori, una volta che sia loro riuscito di trasformare del tutto le relazioni originariamente così aride
      e diffidenti tra filosofia, fisiologia e medicina in una collaborazione amichevole e produttiva. Tutte le tavole di valore, in realtà
      tutti i « tu devi », noti alla storia e alla ricerca etnologica, avrebbero bisogno, sopra ogni altra cosa, di una chiarificazione e di
      un’interpretazione fisiologica, prima ancora di quella psicologica; tutte queste tavole aspettano poi una critica da parte della
      scienza medica. Il problema: quale sia il valore di questa o quella tavola di valore, di questa o quella « morale » deve essere visto
      nelle  prospettive  più  diverse;  soprattutto  il  problema  del  «valido a qual  fine?»  non  potrà  mai  essere  analizzato  abbastanza
      sottilmente. Per esempio, qualcosa che avesse chiaramente valore in relazione alla maggiore possibilità di conservazione di una
      razza  (all’incremento  delle  sue  capacità  di  adattamento  a  un  certo  clima  o  al  mantenimento  del  maggior  numero  dei  suoi
      membri) non avrebbe assolutamente lo stesso valore ove si trattasse di creare un tipo più forte. Il bene dei più e il bene dei pochi
      sono criteri di valore opposti; considerare il primo come più valido in sé dell’altro è cosa che lasceremo al candore dei biologi
      inglesi… Tutte le scienze saranno ormai chiamate a spianare la strada al compito futuro dei filosofi – compito che consiste, per il
      filosofo, nel risolvere il problema del valore, nel fissare l’ordine gerarchico dei valori. –
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