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40 Novelle Hans Christian Andersen
«Che gli ho dato? che intendo di dargli? Ci sputo sopra io, al mondo. Non merita nulla: non
è affar mio. Continua a dar rose tu, se vuoi: tu non puoi fare di meglio. E diano i nocciuoli il loro
frutto, e le mucche e le pecore il latte; essi hanno il loro pubblico; ma io ho il mio, dentro di me. Io
rientro in me, e vi rimango: il mondo per me è meno di nulla.»
E così dicendo, la chiocciola, rientrò nella sua casetta e si chiuse l'uscio dietro.
«È triste,!» — disse il rosaio: «Io non potrei rintanarmi così dentro di me, nemmeno se
volessi: bisogna che continui a dar rose. E i petali cadono, e il vento li porta via... Ma vidi una volta
una rosa nel libro di preghiere di una mamma; ed una delle mie rose stette sul seno d'una bella
giovinetta, ed un'altra... un bambinetto la baciò, persino, nella pienezza della sua gioia. Ciò mi fece
tanto bene a vedere: mi fu una vera benedizione; ed ora è tutto il mio ricordo, la mia vita!»
Il rosaio continuò a fiorire, nella sua innocenza, mentre la chiocciola passava il tempo
oziando, rintanata in casa: il mondo non era affar suo.
E gli anni passavano.
La chiocciola era divenuta polvere nella polvere, ed il rosaio terra nella terra; la rosa della
ricordanza, nel libro di preghiere, era sbiadita; nel giardino fiorivano nuovi rosai, e sotto i rosai
vivevano nuove chiocciole, strisciando ancora nelle loro case, e sputando sul mondo, che non era
affar loro.
E se ricominciassimo la storia e la rileggessimo tutta per bene da capo?
Tanto, non muta mai.
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