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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen

            faceva sprizzare la scintilla, eccoti che si spalanca la porta, e gli si presenta quel cane che aveva un
            par d'occhi grandi come due scodelle, quello ch'egli aveva veduto nel sotterraneo, e gli dice: «Che
            mi comanda il mio Padrone?»
                   «Che affare è questo?» — disse il soldato: «Ecco un curioso acciarino, d'un genere che non
            mi dispiace, se battendolo posso avere tutto quello che voglio! — Portami un po' di danaro!» —
            disse al cane; e il cane, vssst! via come il vento; e vssst! rieccotelo con una grossa borsa tra i denti,
            tutta piena di danaro.
                   Il soldato sapeva ora che meraviglioso acciarino fosse quello. Se batteva un colpo solo,
            subito veniva il cane che stava sullo scrigno delle monete di rame; se batteva due colpi, veniva
            quello ch'era a guardia dell'argento; se ne batteva tre, veniva quello ch'era a guardia dell'oro. — E
            allora il soldato tornò nel bel quartierino di prima, tornò ben vestito; e allora tutti i suoi buoni amici
            lo riconobbero subito, perchè, già, gli volevano un mondo di bene.
                   Un giorno disse tra sè: «È curiosa che non  si possa mai arrivare a vederla, questa
            Principessa. Dicono tutti che sia tanto bella... Ma a che serve, se ha da star sempre rinchiusa nel
            castello di rame dalle mille torri? Che non m'abbia a riuscire di vederla una volta? Dov'è il mio
            acciarino?» Battè sulla pietra focaia, e vssst! eccoti il cane con gli occhi grandi come due scodelle.
                   «Veramente, è quasi mezzanotte,» — disse il soldato: «ma pure mi piacerebbe di vedere la
            Principessa, non fosse che per un minuto.»
                   Non aveva finito di dirlo, che il cane, via di corsa! era bell'e fuor dell'uscio; e prima che il
            soldato se n'avvedesse, era già di ritorno con la Principessa. Essa gli stava seduta sul dorso e
            dormiva: non c'era da sbagliarla; si vedeva subito ch'era una vera Principessa, tanto era bella. Il
            soldato non potè far a meno di darle un bacio: non si è soldati per nulla. Ma il cane tornò via di
            corsa con la Principessa.
                   La mattina dopo, mentre il Re e la Regina erano a colazione, la Principessa raccontò uno
            strano sogno, che aveva fatto la notte prima, di un cane e di un soldato, — di un cane ch'era venuto
            a prenderla, e di un soldato che l'aveva baciata.
                   «Non ci mancherebbe altro!» — esclamò la Regina.
                   E fu ordinato ad una vecchia dama di corte di montare la guardia, la notte dopo, presso al
            letto della Principessa, per vedere se si trattasse veramente  d'un sogno, o che altro potesse mai
            essere.
                   Il soldato si struggeva dal desiderio di rivedere un'altra volta la Principessa; e così, il cane
            tornò nella notte, la prese, e via di corsa, più presto che potè. Ma la vecchia dama si mise le galosce,
            e corse quanto il cane. Quando l'ebbe visto entrare in un gran casamento, pensò: «Ora, so io dov'è!»
            — e con un pezzetto di gesso fece una croce sulla porta; poi andò a casa, e si coricò. Intanto il cane
            tornò con la Principessa; ma quando vide che sull'uscio della casa dove abitava il soldato c'era una
            croce, prese anch'esso un pezzetto di gesso e fece tanto di croci, su tutti gli usci della città. E fu una
            bella trovata, perchè così la dama non poteva più riconoscere l'uscio del soldato, se tutti gli usci
            avevano la loro croce.
                   La mattina all'alba, eccoti il Re e la Regina, con la vecchia dama di corte e tutti gli ufficiali,
            venuti a vedere dove fosse stata la Principessa. «Ci siamo!» — disse il Re, quando vide il primo
            uscio con la croce di gesso.
                   «No, caro marito; è qui!» — disse la Regina, additando un altr'uscio, dove c'era pure una
            croce.
                   «Ma ce n'è una anche lì! E un'altra lì!» — gridarono tutti, perchè, da qualunque parte si
            volgessero, tutti gli usci avevano la loro croce. E così videro ch'era inutile continuare le ricerche,
            perchè non sarebbero approdate a nulla.
                   La Regina, però, era una donna molto accorta, una donna fuor del comune, la quale sapeva
            fare qualche cosa di più che andare attorno in carrozza. Prese le sue forbicione d'oro, tagliò un bel
            pezzetto di broccato, ne fece un bel sacchettino, lo riempì di fior di farina fine fine, e lo appese sulla
            schiena della Principessa; e poi, nel fondo del sacchetto, fece un forellino, così che la farina si
            avesse a spargere per tutto dove la Principessa passava.
                   La notte, il cane tornò, prese la Principessa, e via dal soldato, il quale le voleva oramai molto

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