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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen




                                            STORIA DI UNA MAMMA


                   Una mamma vegliava il suo bambino, angosciata dallo spavento che le potesse morire. Egli
            era lì pallido pallido, i piccoli occhi già chiusi, il respiro lieve come un soffio: solo ogni tanto
            ansava un po' più forte, che pareva sospirasse; e allora la mamma guardava la sua creatura con la
            espressione di un dolore ancora più intenso.
                   Fu picchiato all'uscio, ed entrò un povero vecchio, tutto ravvolto in una specie di grande
            coperta da cavalli, di quelle che tengono ben caldo; e ce n'era bisogno, col freddo che faceva. Fuori,
            tutto era coperto di neve e di ghiaccio, e tirava un vento gelato che tagliava il viso.
                   Poi che il vecchio tremava di freddo, ed il bambino per l'appunto in quel momento s'era
            addormentato, la madre mise a riscaldare sulla stufa un po' di birra in un pentolino, per darla al
            pover'uomo. Questi s'era seduto e cullava il bambino; e la madre sedette accanto a lui, guardando il
            suo malatino, che tirava certi respiri profondi, e prendendogli una manina.
                   «Non credi anche tu, di', che il mio bambino  mi sarà lasciato?» — domandò essa. «Il
            Signore non può volermelo togliere!»
                   Il vecchio, il quale era proprio la Morte, scosse il capo, in un certo modo, che poteva
            significare tanto no quanto sì. La madre chinò gli occhi, e le lacrime le scendevano giù per le gote.
            Il capo le si fece pesante, — eran tre giorni e tre notti che non chiudeva occhio, — e si
            addormentò... oh, ma un minuto soltanto!... Si scosse, tremando di freddo, e balzò in piedi. «Che è
            stato?» — esclamò: e si guardò attorno, da tutte le parti. Ma l'uomo non c'era più, e non c'era più il
            suo bambino: l'uomo lo aveva portato via.
                   Il vecchio orologio, nell'angolo, brontolava e strideva: il grosso peso di piombo n'era sceso
            giù sin quasi a terra, e bum! ecco che il peso cadde, ed anche l'orologio si fermò.
                   La povera mamma uscì di casa correndo e si diede a chiamare il suo bambino.
                   Fuori, in mezzo alla neve, stava seduta una donna, con una lunga veste nera; e la donna
            disse: «La Morte è stata nella tua casa: l'ho veduta io fuggire col tuo bambino; il vecchio corre più
            del vento e mai non riporta quello che ha tolto!»
                   «Dimmi soltanto che strada ha preso!» — supplicò la madre: «Dimmi la strada, e lo saprò
            trovare.»
                   «Io la so,» — disse la donna vestita di nero, — «ma se vuoi che te la dica, devi prima
            cantarmi tutte le canzoni che hai cantate per addormentare il tuo bambino. Mi piacciono; le ho già
            sentite, perchè sono la Notte io, ed ho veduto le tue lacrime, mentre le cantavi.»
                   «Te le canterò tutte tutte!» — rispose la madre: «Ma non mi trattenere; lascia che lo
            raggiunga, lascia prima che trovi il mio bambino.»
                   Ma la Notte rimase muta ed immobile; e la madre si torse le mani, cantò e pianse: le canzoni
            erano molte, ma molte più ancora erano le lacrime; e alla fine la Notte parlò:
                   «Tieniti a destra, e passa quel nero bosco di abeti: là ho veduto rivolgersi la Morte col tuo
            bambino.»
                   Nel più fitto del bosco, la strada formava un crocicchio, sì che la madre non sapeva da che
            parte prendere. Là in mezzo c'era un cespuglio di pruni, che non portava foglie nè gemme, perchè
            s'era nel cuor dell'inverno, e dai rami pendevano i ghiacciuoli.
                   «Non hai veduto passare la Morte col mio caro piccolino?»
                   «Sì,» — disse il cespuglio: «ma non ti dirò che strada ha preso, se prima tu non mi riscaldi
            sul tuo cuore; ho tanto freddo, che mi sento proprio ghiacciare.»
                   Ed ella si strinse al cuore il cespuglio di spini, forte forte, perchè si riscaldasse bene; e le
            spine le entravano nelle carni, così che il sangue ne spicciava in grosse goccie; ma il cespuglio mise
            le foglioline verdi, e le gemme si apersero nella fredda notte d'inverno, tanto calore ha il cuore d'una
            mamma addolorata; ed il cespuglio le insegnò la strada che doveva prendere.
                   Così, giunse in riva d'un grande lago, dove non si vedeva barca nè navicella per passare. Il
            ghiaccio alla superficie non era ancora grosso  abbastanza per reggerla, nè l'acqua abbastanza

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