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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen




                                    I VESTITI NUOVI DELL'IMPERATORE


                   Molti anni or sono, viveva un Imperatore, il quale dava tanta importanza alla bellezza ed alla
            novità dei vestiti, che spendeva per adornarsi la maggior parte de' suoi danari. Non si curava de'
            suoi soldati, non di teatri o di scampagnate, se non in quanto gli servissero di pretesto a far mostra
            di qualche nuovo vestito. Per ogni ora della giornata, aveva una foggia speciale, e, come degli altri
            re si dice ordinariamente: è al consiglio, — di lui si diceva sempre: è nello spogliatoio.
                   Nella grande città dov'egli dimorava, la vita era molto gaia, ed ogni giorno ci capitavano
            forestieri. Una volta ci vennero anche due bricconi, i quali si spacciarono per tessitori e
            raccontarono di saper tessere la più bella stoffa che si potesse vedere al mondo. Non solo i colori e
            il disegno erano straordinariamente belli, ma i vestiti che si facevano con tale stoffa avevano questa
            mirabile proprietà: ad ogni uomo  inetto al proprio officio o più  stupido di quanto sia lecito
            comunemente, essi rimanevano invisibili.
                   «Ah, questi sì, sarebbero vestiti magnifici!» — pensò l'Imperatore: «Quando li avessi
            indosso, verrei subito a sapere quali sono nel mio regno gli uomini inetti all'officio che coprono; e
            saprei subito distinguere i savii dagli stolti! Sì, sì; bisogna che mi faccia tessere questa stoffa.» E
            antecipò intanto ai due bricconi una buona somma  di danaro, perchè potessero incominciare il
            lavoro.
                   Essi prepararono due telai, e fecero mostra di mettersi a lavorare; ma sui telai non avevano
            nulla di nulla. Nel domandare, però, non si peritavano: domandavano sempre le sete più preziose e
            l'oro più fino. E la roba, se la mettevano in tasca, e continuavano a lavorare ai telai vuoti, magari
            sino a notte inoltrata.
                   «Mi piacerebbe sapere a che punto sono col lavoro,» pensava l'Imperatore; ma l'angustiava
            un poco il fatto che chiunque fosse troppo sciocco od impari al proprio officio non avrebbe potuto
            vedere la stoffa. Sapeva bene che, per conto suo, non c'era di che crucciarsi, ma, in ogni modo,
            stimò più opportuno di mandare prima un altro a vedere come andasse la faccenda. In città, tutti
            oramai sapevano la meravigliosa proprietà della stoffa, ed ognuno era curioso di vedere sino a che
            punto giungesse la stupidità o la buaggine del suo vicino.
                   «Manderò dai tessitori il mio vecchio onesto Ministro,» — pensò l'Imperatore: «Può
            giudicare il lavoro meglio di qualunque altro, perchè ha ingegno e nessuno più di lui è adatto alla
            propria carica.»
                   E il buon vecchio Ministro andò nella sala dove i due mariuoli facevano mostra di lavorare
            dinanzi ai telai vuoti. «Dio mi assista!» — fece il vecchio Ministro, e sgranò tanto d'occhi: «Io non
            vedo nulla di nulla!» Ma però si guardò bene dal dirlo.
                   I due bricconi lo pregarono di farsi più presso: non era bello il disegno? e i colori non erano
            bene assortiti? — e accennavano qua e là, entro al telaio vuoto. Il povero Ministro non si stancava
            di spalancar tanto d'occhi, ma nulla riusciva a vedere, poi che nulla c'era. «Mio Dio!» — pensava:
            «Ma ch'io sia proprio stupido? Non l'ho mai creduto, ma questo, già, di se stesso nessuno lo crede.
            E se non fossi adatto a coprire la mia carica? No, no; non è davvero il caso d'andar a raccontare che
            non vedo la stoffa.»
                   «E così? Non dice nulla?» — domandò uno degli uomini, che stava al telaio.
                   «Oh, perfetto, magnifico, proprio magnifico!» — disse il vecchio Ministro, e guardò a
            traverso agli occhiali: «Che disegno, che colori!... Sì, dirò a Sua Maestà che il lavoro mi piace
            immensamente!»
                   «Oh, questo ci fa davvero tanto piacere!» dissero entrambi i tessitori; e indicavano i colori
            per nome, e additavano i particolari del disegno. Il vecchio Ministro stava bene attento, per poter
            dire le stesse cose quando fosse tornato con l'Imperatore; e così fece.
                   Intanto, i due bricconi domandavano dell'altro danaro, dell'altra seta, dell'altr'oro, tutto per
            adoprarlo nel tessuto, naturalmente. E tutto mettevano invece nelle proprie tasche; e sul telaio non
            ne andava nemmeno un filo; ma continuavano come prima a lavorare al telaio vuoto.

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