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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen

                   L'Imperatore mandò poco dopo un altro ottimo officiale dello Stato, affinchè gli riferisse
            sull'andamento del lavoro, e se mancasse poco alla fine. Ed accadde anche a lui precisamente quello
            ch'era accaduto al Ministro: guardava e guardava,  e, poi che sul telaio vuoto nulla c'era, nulla
            riusciva a vedere.
                   «Non è vero che è un bel genere di stoffa?» — domandavano tutti e due i mariuoli; e
            mostravano e spiegavano le bellezze della stoffa che non c'era.
                   «E pure, io non sono sciocco!» — pensava l'officiale: «E allora, gli è che non sono adatto al
            mio alto officio. Sarebbe strana! In ogni modo, bisogna almeno non lasciarlo scorgere!» Per ciò,
            vantò la stoffa che non vedeva, e si dichiarò pienamente sodisfatto tanto dei bellissimi colori quanto
            dell'eccellente disegno. «È proprio stupendo!» — disse poi all'Imperatore.
                   E in città non si faceva che parlare di questa magnifica stoffa.
                   Poi l'Imperatore stesso volle esaminare il tessuto sin che stava ancora sul telaio.
            Accompagnato da tutto un seguito di eletti cortigiani, tra i quali si trovavano anche i due vecchi
            valentuomini, che primi vi erano andati, si recò da quei furbi mariuoli. Essi lavoravano ora con più
            lena che mai, ma sempre senza trama e senza filo.
                   «Non è vero che è proprio stupenda?» — dissero tutti e due i probi officiali: «Si degni la
            Maestà Vostra di osservare questo ornato, questi colori!» — ed accennavano al telaio vuoto, sempre
            credendo, ben inteso, che gli altri potessero vedere la stoffa.
                   «Che affare è questo?» — pensò l'Imperatore «Io non ci vedo nulla! Questa è grossa! Fossi
            mai per caso un grullo? O non fossi buono a far l'Imperatore? Sarebbe il peggio che mi potesse
            capitare...» — «Oh, è bellissimo!» — disse ad alta voce: «È proprio di mio pieno gradimento.» Ed
            approvò sodisfatto, esaminando il telaio vuoto; perchè non voleva confessare di non vedervi nulla.
            Tutto il seguito, che lo accompagnava, aveva un bell'aguzzare gli occhi: non riusciva a vedervi più
            che non vi avessero veduto gli altri; e però tutti dissero con l'Imperatore «Bellissimo! Magnifico!»
            — e gli consigliarono di indossare per la prima volta il vestito fatto con quella splendida stoffa nel
            corteo di gala, ch'egli doveva guidare alla prossima festa. «Splendido, magnifico, meraviglioso!» —
            si ripetè di bocca in bocca; e tutti se ne rallegrarono cordialmente. L'Imperatore concedette ai due
            bricconi il permesso di portare all'occhiello il nastrino di cavaliere, col titolo di Tessitori della Casa
            Imperiale.
                   Tutta la notte, che precedeva il giorno della festa, i due bricconi rimasero alzati a lavorare,
            ed accesero più di sedici candele. Tutti poterono vedere quanto s'affaccendassero a terminare i
            nuovi vestiti dell'Imperatore. Fecero mostra di levare la stoffa dal telaio; tagliarono l'aria con certe
            grosse forbici, cucirono con l'ago senza gugliata, ed alla fine dissero: «Ecco, i vestiti sono pronti.»
                   L'Imperatore stesso venne allora, con i più compiti cavalieri, e i due bricconi levavano il
            braccio in aria, come se reggessero qualche cosa, e dicevano: «Ecco i calzoni! Ecco la giubba! Ecco
            il mantello!» — e così via. «Son leggeri come ragnateli! Sembra di non portar nulla sul corpo! Ma
            questo è il loro maggior pregio!»
                   «Già!» — fecero tutti i cortigiani; ma niente riuscirono a vedere, poi che niente c'era.
                   «Si degni la Maestà Vostra di deporre i vestiti che indossa,» — dissero i furfanti: «e noi
            misureremo alla Maestà Vostra i nuovi, dinanzi a questo grande specchio.»
                   L'Imperatore si spogliò, e quei bricconi fecero come se gli indossassero, capo per capo, i
            vestiti nuovi, che dicevano d'aver  preparati; e lo strinsero ai fianchi, fingendo di agganciargli
            qualchecosa, che doveva figurare lo strascico; e l'Imperatore si volgeva e si girava dinanzi allo
            specchio.
                   «Come gli tornano bene! Divinamente!» — esclamarono tutti: «Che ornati! Che colori! È
            proprio un vestito magnifico!»
                   «Fuori è pronto il baldacchino di gala, di sotto al quale la Maestà Vostra guiderà la
            processione!» — annunziò il Gran Cerimoniere.
                   «Eccomi all'ordine!» disse l'Imperatore. «Non mi sta bene?» — E si volse di nuovo allo
            specchio, perchè voleva fare come se esaminasse minuziosamente il proprio abbigliamento.
                   I paggi, i quali dovevano reggere lo strascico, camminavano chini a terra, come se tenessero
            realmente in mano un lembo di stoffa. Camminavano con le mani tese all'aria dinanzi a sè, perchè

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