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40 Novelle Hans Christian Andersen
L'ACCIARINO
Per la strada maestra veniva marciando un soldato: Uno, due! Uno, due! — Aveva sulle
spalle il suo bravo zaino e al fianco la spada, perchè era stato alla guerra ed ora se ne tornava a casa
sua. Sulla strada maestra, s'imbattè in una vecchia strega, brutta da far paura, col labbro inferiore
che le pendeva giù sino a mezzo il petto. Disse la strega: «Buona sera, soldato! Che bella spada tu
hai! e che zaino! Sei proprio un vero soldato! E io ti dico che avrai tanto danaro quanto mai ne puoi
desiderare.»
«Grazie tante, vecchia strega!» — disse il soldato.
«Vedi quel grosso albero?» — disse la strega, e accennava ad uno di quelli che
fiancheggiavano la strada: «Dentro è tutto vuoto. Se tu sali sino alla vetta, vedrai un buco, per il
quale ti puoi calar giù in fondo all'albero. Ti legherò una corda alla cintola per tirarti su quando
chiamerai.»
«Bene: e che ci avrei da fare giù, dentro all'albero?» — domandò il soldato.
«Che ci avresti da fare? Toh! Prenderti il danaro!» — rispose la strega. «Hai da sapere che
appena sarai in fondo al tronco, ti troverai in un ampio sotterraneo; ma laggiù, però, è chiaro come
di giorno, perchè ci ardono più di cento lampade. Là vedrai tre porte: padrone tu di aprirle, perchè le
chiavi son nella toppa. Se vai nella prima stanza, vedrai in mezzo dell'impiantito un grande scrigno:
su questo scrigno sta accovacciato un cane con un par d'occhi grandi come scodelle. Ma non te ne
devi fare nè in qua nè in là. Ti darò il mio grembiale di rigatino, e tu stendilo per terra; poi, va'
diritto al cane, prendilo e posalo sul grembiale; apri lo scrigno, e togline quanto danaro vuoi: è tutto
rame sonante. Se però preferisci l'argento, non hai che da andare nella seconda stanza. Là ci sta un
cane, che ha un par d'occhi grandi come le mole da molino; ma tu a questo non hai da badare:
posalo sopra il mio grembiale, e prenditi quanto danaro vuoi. Che se poi, invece, tu vuoi oro, ne
trovi quanto ne puoi portare e molto più; basta tu vada nella terza stanza. Solo che il cane, il quale
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sta sopra al terzo scrigno, ha certi occhi, che ognuno è grande come un torrione rotondo . Quello,
vedi, è un cane!... Ma tu devi fare come se non fosse affar tuo. Posalo sul mio grembiale, e allora
non ti farà nulla, e tu potrai prenderti tutto l'oro che vuoi.»
«Eh, non mi dispiace,» — disse il soldato: «Ma a te, poi, vecchia strega, che dovrò io dare in
pagamento? Perchè qualche cosa, m'immagino, tu vorrai anche per te.»
«No,» — disse la strega. «Per conto mio, non voglio nemmeno un soldo. Mi basta tu mi
riporti un vecchio acciarino, che la mia nonna dimenticò laggiù, l'ultima volta che ci andò.»
Disse il soldato: «Bene. Legami la corda alla vita.»
Disse la strega: «Eccola; e questo è il mio grembiale di rigatino.»
Allora il soldato s'arrampicò sull'albero, sino su in vetta, e poi si lasciò scivolare giù per il
cavo del tronco sino in fondo; ed ecco che si trovò in un vasto sotterraneo, come aveva detto la
strega per l'appunto, dove ardevano più di cento lampade.
Apre la prima porta. Uh, che cagnaccio! È lì accovacciato, che lo guarda fisso con un par
d'occhi grandi come due scodelle.
«Guardate che brava bestiola!» — disse il soldato; e lo posò sul grembiale della strega; prese
tante monete di rame quante ne potè far entrare nelle tasche, richiuse lo scrigno, ci rimise sopra il
cane, e passò alla seconda stanza. Ohi, là! Eccoti quest'altro cane con gli occhi grandi come mole da
molino.
«Che c'è bisogno di guardarmi fisso a cotesto modo?» — disse il soldato: «Bada che tu non
abbia ad accecare!» E posò il cane sul grembiale della strega. Quando vide tutto quell'argento ch'era
nello scrigno, buttò via in fretta e furia le monete di rame che aveva prese avanti, e riempì d'argento
(16) A Copenaghen, capitale della Danimarca, la Torre della Trinità, chiamata dal popolo il Torrione Rotondo,
dov'è l'Osservatorio astronomico, è tanto grande, che ci si potrebbe salire in carrozza.
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