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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen




                                                   LA SIRENETTA


                   Lontano lontano, in alto mare, l'acqua è azzurra come i petali del più bel fiordaliso, e
            limpida come il più puro cristallo. Ma è molto profonda, più profonda di ogni scandaglio;
            bisognerebbe mettere molti e molti campanili l'uno sopra l'altro per arrivare dal fondo sino alla
            superficie dell'acqua. E laggiù, nel fondo, vive la gente del mare.
                   Ma non dovete già credere che laggiù non ci sia altro che la nuda sabbia; no, là crescono le
            più strane piante, dal fusto, dal fogliame così flessibile, che si agitano al più lieve moto dell'acqua,
            come se fossero vive; e tutti i pesci, grandi e piccini, guizzano tra i rami come da noi fanno gli
            uccelli tra gli alberi. Nel gorgo più profondo, c'è il castello del Re del mare: le muraglie sono di
            corallo e le alte finestre gotiche della più chiara ambra; il tetto  è formato di conchiglie, che si
            aprono e si chiudono secondo la marea. E fanno un effetto bellissimo, perchè in ogni conchiglia ci
            sono perle così lucenti, che una sola basterebbe a dar pregio alla corona d'una regina.
                   Il Re del mare era allora vedovo da molti anni e gli governava la casa la sua vecchia
            mamma; brava donna, ma superba della propria posizione, tanto che portava dodici ostriche
            attaccate alla coda, mentre agli altri grandi della corte non era concesso di portarne che sei.
            Eccettuata questa debolezza, era degna del resto di tutto il rispetto, specialmente per il gran bene
            che voleva alle sue nipotine. Le Principesse del mare erano sei belle bambine; la più giovane, però,
            era la più bella di tutte; aveva la pelle chiara e liscia come le foglie di rosa, e gli occhi azzurri come
            il mare più profondo; ma, al pari di tutte le altre, non aveva piedi, perchè il corpo finiva in una coda
            di pesce.
                   Tutta la giornata potevano giocare nel castello, giù negli ampii vestiboli, dove i fiori vivi
            spuntavano dalle pareti. Le grandi finestre d'ambra erano aperte, e i pesci entravano nuotando,
            proprio come fanno le rondini da noi, che volano dentro per le finestre aperte; ma i pesci andavano
            difilati alle Principesse, prendevano il cibo dalle loro mani, e si lasciavano accarezzare.
                   Davanti al castello, c'era un grande giardino, con bei fiori d'un rosso acceso o del turchino
            più cupo; le frutta rilucevano come l'oro, i fiori parevan fiamme di fuoco; e agitavano di continuo
            gli steli ed il fogliame. Il terreno stesso era di finissima sabbia, ma azzurrognola, come la fiamma
            dello zolfo. Una curiosa luce azzurra era diffusa per tutto; ci si sarebbe creduti più tosto su nell'aria,
            con la volta del cielo al disopra e all'intorno, che in fondo al mare. Quando l'acqua era calma, si
            poteva vedere il sole: pareva un fiore purpureo, e tutta la luce pareva venir dal suo calice.
                   Ciascuna delle piccole Principesse aveva nel giardino il suo pezzettino di terra, dove poteva
            zappare e piantare a suo piacimento. L'una dava alla propria aiuola la forma d'una balena; l'altra
            quella di una sirenetta; ma la più giovane faceva sempre la sua tutta rotonda, come il sole, e i suoi
            fiori erano rossi e splendenti, come il sole appunto. Era una strana bambina, quieta e pensosa; e
            mentre le sorelle si adornavano di tutte le belle cose avute in dono in occasione del naufragio di
            qualche bastimento, essa non si curava d'altro che de' suoi fiori rossi come il sole; nè altro mai
            aveva voluto che una squisita statua di marmo. Questa statua rappresentava un bellissimo fanciullo,
            scolpito nel più puro marmo bianco, ed era colata a fondo da una nave naufragata. La Principessina
            aveva piantato un roseo salice piangente presso alla statua; l'albero era cresciuto a meraviglia, ed i
            freschi suoi rami pendevano sopra la statua verso l'azzurro terreno sabbioso, dove l'ombra appariva
            violacea, e si agitava di continuo come i rami stessi: sembrava che l'estremità dei rami e le radici
            giocassero insieme e volessero baciarsi.
                   Non v'era per la sirenetta maggior piacere che l'udir raccontare del mondo degli uomini,
            ch'era al di sopra dei mari. Bisognava che la vecchia nonna raccontasse tutto quel che sapeva, di
            navi e di città, di uomini e di animali. Le pareva sopra tutto meraviglioso che lassù, sulla terra, i
            fiori avessero profumo, perchè nel fondo del mare non sentivan di nulla; e che gli alberi fossero
            verdi, e che i pesci, lassù, tra gli alberi, sapessero cantare così forte e così dolcemente, ch'era una
            gioia lo starli a sentire. Quelli che la nonna chiamava pesci, erano uccellini; ma, se avesse detto
            altrimenti, la Principessa non avrebbe potuto comprenderla, perchè in vita sua non aveva mai

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