Page 54 - 40 Novelle
P. 54

40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen

            momento, e subito corse a chiamare le altre. La sirenetta vide che il Principe riprendeva i sensi e
            sorrideva a quelli che gli stavano d'intorno. Ma a lei non diede un sorriso: nemmeno sapeva ch'era
            stata lei a salvarlo. Ed ella ne fu tutta triste, e quando l'ebbe veduto entrare nel grande edifizio, si
            tuffò nel mare profondo e tornò al castello del padre suo.
                   Era sempre stata mite e melanconica; tanto più ora. Le sorelle le domandarono che avesse
            veduto la prima volta ch'era salita a fior d'acqua; ma nulla essa volle raccontare.
                   Molte volte, al mattino e alla sera, era tornata la sirenetta al luogo dove avea lasciato il
            Principe. Aveva veduto maturare le frutta del giardino, e le aveva vedute cogliere; aveva veduto
            sciogliersi le nevi sulle alte montagne; ma non aveva mai riveduto il Principe; ed era tornata a casa
            ogni volta più sconsolata. Solo conforto le era lo starsene nel suo giardinetto, a contemplare la bella
            statua di marmo che rassomigliava al Principe; ma non aveva più cura de' suoi fiori; li lasciava
            crescere come in uno sterpeto, sin nei sentieri, sin che intrecciarono i lunghi steli e le foglie coi rami
            degli alberi, così che dentro a tutto quel groviglio nemmeno la luce penetrava più.
                   Alla fine, non potè più durare, e raccontò tutto ad una delle sue sorelle; e così anche le altre
            vennero a risaperlo. Del resto, nessuno ne udì parola, all'infuori di poche altre sirene, che svelarono
            il secreto alle loro amiche più intime. Una di  queste sapeva chi era il Principe; aveva assistito
            anch'essa alla festa a bordo della nave, e raccontò per filo e per segno di dove venisse e dove fosse
            il suo regno.
                   «Vieni, sorellina!» — dissero le altre Principesse; e si presero tutte per mano e andarono su,
            in lunga fila, al luogo dove sapevano ch'era il palazzo del Principe.
                   Il palazzo era costruito d'una specie di pietra gialla e lucente, con larghe gradinate di marmo,
            che scendevano sino al mare: lo coronavano splendide cupole dorate, e tra i colonnati, tutto intorno
            all'edifizio, si ergevano magnifiche statue di marmo, che parevano proprio vive. A traverso ai vetri
            tersissimi degli alti finestroni, si poteva vedere dentro alle sale, addobbate di stoffe preziose e di
            arazzi, e con le pareti coperte di affreschi così belli, ch'era un incanto starli a guardare. Nel mezzo
            della più grande di queste sale, c'era una immensa fontana; e il getto ne andava su alto, verso la
            volta di cristallo, da cui piovevano i raggi del  sole sull'acqua e sulle bellissime piante che
            circondavano la vasca.
                   Ora la sirenetta sapeva dov'egli abitava; e molte sere e molte nottate passò in quelle acque.
            Nuotava molto più vicino a terra di quello che alcuna delle sue sorelle solesse mai avventurarsi;
            anzi, risaliva addirittura lo stretto canale, sotto allo splendido terrazzo di marmo, che proiettava la
            grande ombra sulle acque; e là se ne stava spiando il giovane Principe, il quale si credeva solo, al
            chiaro di luna.
                   Sovente, la sera, lo vedeva salpare, a suon di musica, nella sua barca dagli ondeggianti
            orifiammi; lo spiava di tra mezzo la verde giuncaia, e quando il vento agitava un lembo del suo
            lungo velo d'argento, se alcuno lo vedeva, lo credeva un grande cigno bianco, che spiegasse le ali.
                   Molte volte, la notte, quando i pescatori erano in mare con le torcie, sentiva dire un mondo
            di bene del giovane Principe; ed allora si rallegrava di avergli salvato la vita, quand'era abbandonato
            senza difesa alla furia delle onde; e rammentava  com'egli avesse posato tranquillo il capo sulla
            spalla di lei, e come teneramente essa l'avesse baciato. Ma il Principe non ne sapeva nulla, e
            nemmeno poteva sognare di lei.
                   Incominciò ad amare più e più sempre la razza umana e a desiderare sempre più di poter
            vagare tra coloro che possedevano un mondo, a quanto le pareva, tanto più vasto del suo, perchè
            potevano correre il mare sulle navi, e salire gli alti monti sin al di sopra delle nubi, e le loro terre si
            stendevano, per boschi e per campi, ben più lontano di quanto i suoi occhi riuscissero a scorgere.
            Tante cose avrebbe voluto sapere... Ma le sorelle non potevano rispondere a tutte le sue domande, e
            perciò si rivolgeva alla vecchia nonna: la  vecchia conosceva molto bene quel mondo, ch'essa
            chiamava «i paesi al di sopra dei mari.»
                   «Se uno non si affoga,» domandava la sirenetta «vive sempre allora? Non si muore lassù,
            come si muore qui da noi, nel mare?»
                   «Sì,» rispondeva la vecchia signora: «Anch'essi debbono morire; anzi, la loro vita è anche
            più breve della nostra. Noi possiamo arrivare fino ai trecento anni; ma quando cessiamo di esistere

                                                           52
   49   50   51   52   53   54   55   56   57   58   59