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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen

            reggia di suo padre. In cima, sui merli, stava la vecchia nonna, con la corona d'argento in capo, e
            guardava su, a traverso alla rapida marea, verso la chiglia del bastimento. Poi le sue sorelle erano
            salite a fior d'acqua, e la guardavano tristamente e si torcevano le bianche mani. Ella accennava loro
            e sorrideva, ed avrebbe voluto dir loro che stava bene ed era felice; ma in quella il marinaio di
            guardia le si era avvicinato, e le sorelle si erano nascoste sott'acqua. Il marinaio credette che quel
            bianco altro non fosse se non la cresta spumosa delle onde.
                   La mattina dopo, il bastimento entrò nel porto della magnifica città dove risiedeva il Re
            vicino. Tutte le campane sonavano a festa, e le trombe squillavano dall'alto delle torri, mentre i
            soldati si schieravano con le lucide baionette in canna e le bandiere spiegate. Ogni giorno c'era una
            festa nuova: balli e divertimenti d'ogni sorta, che non finivano più; ma la Principessa non si vedeva
            ancora. La gente diceva ch'era in educazione in un sacro Tempio, dove apprendeva tutte le virtù
            regali. Finalmente, arrivò.
                   La sirenetta era ansiosa di vedere la bellezza di questa Principessa, e fu costretta ad
            ammettere ch'era bella davvero. Una più graziosa apparizione non le era mai accaduto di vedere. La
            carnagione della Principessa era bianca e pura, e dietro alle lunghe ciglia sorridevano due occhi
            sinceri, di un bell'azzurro cupo.
                   «Voi siete la damigella che mi salvò, quando giacevo come morto sulla spiaggia!» — disse
            il Principe, e si strinse al petto la giovane sposa, che si era fatta tutta rossa. «Oh, son troppo troppo
            felice!» — gridò alla sirenetta: «La mia più cara speranza si è avverata. Tu ti rallegrerai certo della
            mia felicità, tu, che mi sei più devota di tutti!»
                   E la sirenetta gli baciò la mano: le sembrava già che il cuore le si spezzasse, perchè la
            mattina delle nozze doveva portarle la morte, e tramutarla in una lieve spuma di mare.
                   Tutte le campane sonavano a distesa, e gli araldi cavalcavano per le vie, proclamando la
            promessa nuziale. Su ogni altare ardevano preziosi olii profumati dentro a ricche lampade d'argento.
            I sacerdoti agitarono i turiboli, gli sposi si dettero la mano e ricevettero la benedizione del Vescovo.
            La sirenetta, in una veste di sciamito d'oro, reggeva lo strascico della sposa; ma i suoi orecchi non
            udivano la musica festosa, i suoi occhi non seguivano la sacra cerimonia: ella pensava alla notte
            della sua morte ed a tutto quello che aveva sacrificato.
                   Quella sera stessa, gli sposi andarono a bordo del bastimento. I cannoni sparavano, le
            bandiere ondeggiavano; nel mezzo del bastimento era rizzato un prezioso baldacchino di porpora e
            d'oro, coi più ricchi cuscini; e là gli sposi dovevano dormire, godendosi il fresco della placida notte.
                   Il vento gonfiò le vele ed il bastimento scivolò via rapido e leggiero sul mare tranquillo.
            Quando si fece buio, furono accesi molti lampioncini colorati ed i marinai ballarono sopra coperta
            le più gaie danze. La sirenetta pensava alla prima volta ch'era venuta su dal fondo del mare ed aveva
            assistito ad una simile scena di pompa e di allegria, e si unì anch'essa al turbine della danza: pareva
            che volasse come vola la rondinella quand'è inseguita; e tutti l'applaudirono e la ammirarono,
            perchè aveva ballato così bene. I suoi poveri piedini erano feriti come da tante punte di coltello, ma
            ella nemmeno li sentiva, perchè il suo cuore era ferito ben più dolorosamente. Sapeva ch'era l'ultima
            sera in cui vedeva colui, per il quale aveva rinunziato alla sua voce dolcissima, soffrendo ogni
            giorno torture inenarrabili, mentr'egli nemmeno sospettava il vero. Era l'ultima sera in cui respirava
            l'aria ch'ei respirava, in cui contemplava il cielo stellato ed il mare profondo: la aspettava la notte
            eterna, senza pensiero e senza visioni, perchè non aveva anima, nè poteva più acquistarla. E tutto fu
            gioia e allegria a bordo del bastimento sin dopo la mezzanotte, ed ella rise e danzò, con pensieri di
            morte nel cuore. Il Principe baciava la sua sposa, ed ella gli accarezzava i capelli, neri come ala di
            corvo; poi si presero per mano ed andarono a riposare sotto allo splendido baldacchino.
                   A bordo tutto tacque; il pilota soltanto rimase al timone, e la sirenetta appoggiò le bianche
            braccia alla sponda, e si diede a guardare verso l'oriente, dove l'alba stava per ispuntare, — l'alba
            che col primo suo raggio, purtroppo lo sapeva, l'avrebbe uccisa. Allora vide alzarsi sui flutti le sue
            sorelle: erano pallide come lei, nè i lunghi capelli ondeggiavano più al vento... I loro bei capelli
            erano stati tagliati.
                   «Li abbiamo dati alla strega, per poterti venire in aiuto, affinchè tu non muoia questa notte.
            Essa ci ha dato un coltello: eccolo qui! Vedi  com'è affilato! Prima che spunti il sole, devi

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