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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen




                                         LA PICCINA DEI FIAMMIFERI


                   Faceva un freddo terribile, nevicava e calava la sera — l'ultima sera dell'anno, per l'appunto,
            la sera di San Silvestro. In quel freddo, in quel buio, una povera bambinetta girava per le vie, a capo
            scoperto, a piedi nudi. Veramente, quand'era uscita di casa, aveva certe babbucce; ma a che le eran
            servite? Erano grandi grandi  — prima erano appartenute a sua madre, — e così larghe e
            sgangherate, che la bimba le aveva perdute, traversando in fretta la via, per iscansare due carrozze,
            che s'incrociavano con tanta furia... Una non s'era più trovata, e l'altra se l'era presa un monello,
            dicendo che ne avrebbe fatto una culla per il suo primo figliuolo.
                   E così la bambina camminava coi piccoli piedi nudi, fatti rossi e turchini dal freddo: aveva
            nel vecchio grembiale una quantità  di fiammiferi, e ne teneva in mano un pacchetto. In tutta la
            giornata, non era riuscita a venderne uno; nessuno le aveva dato un soldo; aveva tanta fame, tanto
            freddo, e un visetto patito e sgomento, povera creaturina... I fiocchi di neve le cadevano sui lunghi
            capelli biondi, sparsi in bei riccioli sul collo; ma essa non pensava  davvero ai riccioli! Tutte le
            finestre scintillavano di lumi; per le strade si spandeva un buon odorino d'arrosto; era la vigilia del
            capo d'anno: a questo pensava.
                   Nell'angolo formato da due case, di cui l'una sporgeva innanzi sulla strada, sedette
            abbandonandosi, rannicchiandosi tutta, tirandosi sotto le povere gambine. Il freddo la prendeva
            sempre più, ma non osava tornare a casa: riportava tutti i fiammiferi e nemmeno un soldino. Il
            babbo l'avrebbe certo picchiata; e, del resto, forse che non faceva freddo anche a casa? Abitavano
            proprio sotto il tetto, ed il vento ci soffiava tagliente, sebbene le fessure più larghe fossero turate,
            alla meglio, con paglia e cenci. Le sue manine erano quasi morte dal freddo. Ah, quanto bene le
            avrebbe fatto un piccolo fiammifero! Se si arrischiasse a cavarne uno  dallo scatolino, ed a
            strofinarlo sul muro per riscaldarsi le dita... Ne cavò uno, e trracc! Come scoppiettò! come bruciò!
            Mandò una fiamma calda e chiara come una piccola candela, quando la parò con la manina. Che
            strana luce! Pareva alla piccina d'essere seduta dinanzi ad una grande stufa di ferro, con le borchie e
            il coperchio di ottone lucido: il fuoco ardeva così allegramente,  e riscaldava così bene!... La
            piccina allungava già le gambe,  per riscaldare anche quelle... ma  la fiamma si spense, la stufa
            scomparve, — ed ella si ritrovò là seduta, con un pezzettino di fiammifero bruciato tra le mani.
                   Ne accese un altro: anche questo bruciò, rischiarò e il muro, nel punto in cui la luce batteva,
            divenne trasparente come un velo. La bambina vide proprio dentro nella stanza, dove la tavola era
            apparecchiata, con una bella tovaglia d'una bianchezza abbagliante, e con finissime porcellane; nel
            mezzo della tavola, l'oca arrostita fumava, tutta ripiena di mele cotte e di prugne. Il più bello poi fu
            che l'oca stessa balzò fuor del piatto, e, col trinciante ed il forchettone piantati nel dorso, si diede ad
            arrancare per la stanza, dirigendosi proprio verso la povera bambina... Ma il fiammifero si spense, e
            non si vide più che il muro opaco e freddo.
                   Accese un terzo fiammifero. La piccolina si trovò sotto ad un magnifico albero, ancora più
            grande e meglio ornato di quello che aveva veduto, a traverso ai vetri dell'uscio, nella casa del ricco
            negoziante, la sera di Natale. Migliaia di lumi scintillavano tra i verdi rami, e certe figure colorate,
            come quelle che si vedono esposte nelle mostre dei negozii, guardavano la piccina. Ella stese le
            mani... e il fiammifero si spense. I lumicini di Natale volarono su in alto, sempre più in alto; ed ella
            si avvide allora ch'erano le stelle lucenti. Una stella cadde, e segnò una lunga striscia di luce sul
            fondo oscuro del cielo.
                   «Qualcuno muore!» — disse la piccola, perchè  la sua vecchia nonna (l'unica persona al
            mondo che l'avesse trattata amorevolmente, — ma ora anche essa era morta,) la sua vecchia nonna
            le aveva detto: «Quando una stella cade, un'anima sale a Dio.»
                   Strofinò contro il muro un altro fiammifero, che mandò un grande chiarore all'intorno; ed in
            quel chiarore la vecchia nonna apparve, tutta raggiante, e mite, e buona...
                   «Oh, nonna!» — gridò la piccolina: «Prendimi con te! So che tu sparisci, appena la
            fiammella si spegne, come sono spariti la bella stufa calda, l'arrosto fumante, e il grande albero di

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