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40 Novelle Hans Christian Andersen
immergerlo nel cuore del Principe; e quando il sangue caldo cadrà su' tuoi piedi, essi si riuniranno
di nuovo, tramutandosi in coda di pesce, e tu tornerai sirena, tornerai con noi, e vivrai i tuoi trecento
anni, prima di divenire morta spuma salata sulla cresta delle onde. Animo! O lui o te... Uno dei due
ha da morire prima dello spuntar del sole. La nostra vecchia nonna si dispera tanto, che i suoi
bianchi capelli son tutti caduti, come caddero i nostri sotto le forbici della strega. Uccidi il Principe
e torna con noi! Presto! Non vedi quella zona rossa nel cielo? Tra pochi minuti il sole sorgerà, e tu
dovrai morire.»
E con un profondo sospiro scomparvero sott'acqua.
La sirenetta scostò la tenda del baldacchino, e vide la bellissima sposa, che dormiva col capo
sulla spalla del Principe; si chinò e lo baciò in fronte, e guardò su al cielo, dove l'aurora si
accendeva d'un rosso sempre più intenso; poi guardò il coltello affilato, e fissò di nuovo gli occhi
nel Principe, che nel sonno mormorava il nome della sposa. Ella sola stava in cima a' suoi pensieri...
Il coltello tremò nella mano della sirenetta: ma subito ella lo gettò lungi da sè, nelle onde, che si
tinsero di rosso dove andò a cadere; e gli spruzzi che rimbalzarono parvero gocciole di sangue.
Guardò un'altra volta il Principe, con gli occhi che già si oscuravano... Poi si gettò dalla sponda del
bastimento nel mare, dove sentì tutto il suo corpo dissolversi in candida spuma.
In quel momento, il sole surse fuor dall'acqua. I raggi caddero col soave tepore sulla fredda
spuma del mare, e la sirenetta non sentì per nulla la morte. Vide una gloria di sole, e sopra di lei un
fluttuare di mille splendide forme eteree. Le scorgeva tra le bianche vele del bastimento e le nubi
infocate del cielo: il loro linguaggio era melodia, melodia così spirituale, che nessun orecchio
umano avrebbe potuto udirla, come nessun occhio umano poteva veder quelle forme, che, senz'ali,
volavano per l'aria. La sirenetta s'avvide di essere divenuta simile ad esse, e con esse s'alzava
sempre più alto fuor dalla sua spuma.
«Dove vado?» — domandò; e la sua voce risonò come la voce di quegli altri esseri, così
spirituale, che nessuna musica terrena avrebbe potuto starle a paragone.
«Dalle figlie dell'aria!» — risposero le altre. «Le sirene non hanno anima immortale, e non
possono acquistarla se non ottenendo l'amore di un mortale: la loro vita eterna è sommessa alla
potestà altrui. Le figlie dell'aria non hanno, nemmeno esse, anima immortale: ma possono
guadagnarsela con le buone opere. Voliamo nei paesi caldi, dove la greve aria pestilenziale uccide
gli uomini, e vi portiamo la nostra frescura. Spargiamo nell'aria le fragranze dei fiori, ed apportiamo
ristoro e salute. Quando ci siamo ingegnate per trecento anni di fare tutto il bene che possiamo, ci è
concessa un'anima immortale, ed abbiamo parte nella felicità eterna degli uomini. Tu, povera
sirenetta, ti sei sforzata con tutto il cuore di giungere il fine, dietro al quale noi pure ci struggiamo;
hai penato e sopportato: per la tua bontà, sei assurta al mondo degli spiriti; e di qui a trecent'anni,
potrai avere anche tu un'anima immortale.»
La sirenetta alzò gli occhi snebbiati verso il sole di Dio, e, per la prima volta, li sentì
riempirsi di lacrime.
Sul bastimento eran tornati la vita ed il frastuono. Ella vide il Principe e la sua sposa, che la
cercavano per tutto: poi guardavano tristamente la spuma iridata, come se sapessero che la sirenetta
s'era gettata nel mare. Invisibile, ella baciò la fronte della sposa, alitò leggermente sul volto del
Principe, e poi salì con le altre figlie dell'aria sulle rosee nubi fluttuanti per l'etere.
«Di qui a trecent'anni, voleremo tutte così in Paradiso!
«E può darsi che ci arriviamo anche prima!» — mormorò una figlia dell'aria: «Sempre
invisibili, noi visitiamo le case degli uomini dove ci sono bambini, e per ogni giorno in cui troviamo
un bambino buono, che dà conforto al babbo e alla mamma e merita il loro affetto, il nostro tempo
di prova ci viene un po' abbreviato. I bambini non ci vedono volare per la stanza; ma quando
sorridiamo di gioia, perchè uno è buono, ci viene condonato un anno dei nostri trecento; quando, in
vece, vediamo un bambino cattivo, che fa le bizze, piangiamo dal dispiacere, ed ogni lacrima è un
giorno di più, che si aggiunge al nostro purgatorio.»
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