Page 53 - 40 Novelle
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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen

            l'aria, facendo un chiarore come di giorno, così che la sirenetta diede un balzo impaurita, e si tuffò
            sott'acqua. Ma ben presto sporse di nuovo il capo, ed allora le parve che tutte le stelle del cielo le
            piovessero sopra. Non aveva mai veduto fuochi d'artifizio. C'erano grandi soli che buttavano fuoco
            tutto all'ingiro; magnifici pesci di fiamma che guizzavano per l'aria azzurrina; e tutto si rispecchiava
            nella limpida distesa azzurra del mare. Il bastimento, poi, ne era tutto illuminato per modo che se ne
            sarebbero potuti contare i cavi ad uno ad uno; e tanto meglio si  potevano discernere quindi le
            persone. Com'era bello il giovane Principe! E stringeva la mano de' suoi amici, e sorrideva, e la
            musica sonava nella notte incantevole.
                   Si era fatto tardi; ma la sirenetta non poteva staccare gli occhi  dal bastimento e dal
            bellissimo Principe. I lampioncini colorati s'erano spenti a bordo, i razzi di fuoco s'erano spenti per
            l'aria, i cannoni non isparavano più; ma c'era un mormorìo, un brusìo profondo giù nel mare; ed essa
            si lasciava portare dall'acqua, beata se poteva dare qualche occhiata nella cabina. Il bastimento,
            intanto, filava spiegando ad una ad una le vele. E le onde, a mano a mano, si sollevavano sempre
            più alte; si avvicinavano certi nuvoloni neri, e in lontananza si vedeva un balenìo di lampi. Oh, la
            tempesta doveva essere terribile! I marinai incominciarono ad ammainare le vele. Il grande
            bastimento scivolava spedito sul mare tempestoso; le onde si alzavano come grandi montagne nere,
            pronte a rovesciarsi sugli alberi; ma, come un cigno, il bastimento si tuffava negli avvallamenti tra
            quelle onde smisurate, e poi si lasciava portar  su di nuovo. Alla sirenetta pareva un bellissimo
            giuoco; ma per i marinai la cosa era differente. La nave gemeva e scricchiolava; alla fine i fianchi
            poderosi cedettero al terribile urto, e l'acqua irruppe nel bastimento: l'albero maestro si spezzò in
            due come un giunco; e la nave rimase coricata sul fianco, mentre l'acqua allagava la stiva. Allora la
            sirenetta conobbe il pericolo che l'equipaggio correva: ella stessa doveva badar bene a evitare le assi
            e i rottami della nave che galleggiavano tutt'intorno. Ora il buio era così fitto, che non si discerneva
            più nulla di nulla; i lampi ora mandavano tale chiarore, che si poteva scorgere benissimo ogni
            persona ch'era a bordo. Fra tutti, la sirenetta teneva d'occhio il giovane Principe, e quando la nave si
            squarciò, lo vide cadere in mare. Ne fu tutta  contenta, perchè finalmente sarebbe venuto giù in
            fondo con lei. Ma poi rammentò che gli umani non vivono nell'acqua, e che prima di arrivare giù, al
            palazzo di suo padre, sarebbe probabilmente morto. No, non doveva morire. Ella si diede a nuotare,
            allora, tra le scheggie e le travi che ricoprivano la superficie dell'acqua, senza nemmeno pensare che
            una di esse avrebbe potuto ferirla. Si tuffava giù giù sotto l'acqua, poi ricompariva di nuovo, e a
            questo modo potè giungere vicino al Principe, il quale poco oramai avrebbe potuto durar a nuotare
            in quel mare burrascoso. Già si sentiva mancare, aveva già chiuso i bellissimi occhi, e sarebbe
            morto di sicuro, se la sirenetta non fosse venuta in suo aiuto.  Ella gli sorresse il capo fuor
            dell'acqua, e lasciò poi che le onde li portassero tutti e due alla deriva.
                   Quando spuntò il giorno, la burrasca era finita. Della nave, neppure un frammento si vedeva
            più. Il sole sorgeva rosso infocato fuor dell'acqua, e pareva che i suoi raggi ridonassero un po' di
            colore e di vita alle gote del Principe; ma gli occhi rimanevano chiusi. La sirenetta gli baciò la bella
            fronte ampia, e gli ravviò i capelli bagnati; le pareva ch'ei somigliasse alla statua di marmo del suo
            giardinetto: lo baciò di nuovo, e sperò che non avesse a morire.
                   Dinanzi ad essi, stava ora la terra ferma: alte montagne azzurrine, sulle cui vette luccicavano
            candidi nevai, come branchi di cigni dormenti; e più basso, sulla costa, splendide foreste
            verdeggianti. Un grande edifizio — forse una chiesa od un monastero — sorgeva là presso. Nel
            giardino, che gli si stendeva dinanzi, crescevano aranci e limoni, e grandi palme ondeggiavano al di
            sopra della cancellata. Colà il mare, calmo, ma molto profondo, formava una piccola baia. La
            sirenetta nuotò verso la rupe, dove l'onda aveva gettato la sabbia più candida; nuotò col bel
            Principe, e lo depose sulla sabbia, avendo cura di tenergli il capo sollevato contro ai raggi del sole
            caldo.
                   In quella, sonarono tutte le campane del grande edifizio bianco, e molte fanciulle uscirono
            nel giardino. La sirenetta nuotò allora un po' discosto, tra certe pietre alte, sporgenti dall'acqua; si
            coperse di spuma il collo ed i capelli, così da rimanere celata, e stette a vedere se alcuno venisse in
            aiuto del povero Principe.
                   Poco dopo, una giovinetta venne da quella parte. Sembrò impaurirsi, ma solo per un

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