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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen

            veduto un uccello.
                   «Quando avrete quindici anni,» — diceva la nonna, «vi sarà concesso di andar su, sino a fior
            d'acqua, e di uscir dal mare, e di sedervi sulle roccie al chiaro di luna, a veder passare i grandi
            bastimenti. Allora vedrete foreste e città!»
                   L'anno dopo, una delle sorelle compì quindici anni; ma le altre cinque avevano un anno di
            distanza tra loro; sicché alla più piccina toccava ancora aspettare cinque anni buoni prima di poter
            salire su dal fondo del mare a vedere che faccia avesse il nostro mondo. La maggiore, però, promise
            di raccontare alle altre quel che avrebbe veduto, e quello che le sarebbe sembrato più bello di tutto
            nel primo giorno del suo viaggio; perchè la nonna non diceva mai abbastanza, e tante cose ancora
            avrebbero voluto sapere!...
                   La più curiosa di tutte in proposito era la più giovane, — quella appunto che aveva maggior
            tempo da aspettare, e ch'era sempre così tranquilla e riflessiva. Per notti e notti, se ne stava presso la
            finestra aperta, guardando su, a traverso alla cupa acqua azzurrina, i pesci che sbattevano le pinne e
            la coda. Poteva scorgere anche la luna e le stelle: certo, mandavano una luce molto debole; ma a
            traverso all'acqua sembravano molto più grandi di quello che appariscano ai nostri occhi; e se ogni
            tanto le oscurava come una nuvola nera, la Principessina sapeva ch'era una balena, che passava al di
            sopra del suo capo, o, forse, una nave piena d'uomini. Nè quegli uomini pensavano certo che una
            bella sirenetta di laggiù tendesse le bianche braccia verso la chiglia della loro nave.
                   Ora, dunque, la maggiore delle Principesse aveva quindici anni, e potè salire alla superficie
            dell'acqua.
                   Quando tornò, aveva cento cose da raccontare; ma il più bello di tutto, diceva, era starsene
            sdraiata al chiaro di luna su un banco di sabbia nel mare immobile, guardando la grande città della
            costa vicina, dove i lumi palpitavano come cento stelline, ascoltando la musica, e i romori, e il
            frastuono delle carrozze, e il brusìo degli uomini, osservando tutti quei mille campanili e
            sentendone sonar le campane. Appunto perchè a quelle non sarebbe mai potuta arrivare, se ne
            struggeva più che di tutto il resto.
                   Ah, come la sorellina minore stava ad ascoltarla! E dopo, quand'era alla finestra aperta, e
            guardava su a traverso l'acqua cupa, pensava alla grande città, con tutto quel movimento, con tutto
            quel frastuono; e immaginava di udire il rintocco delle campane, che giungesse fino laggiù,
            nell'abisso dov'ella stava.
                   L'anno seguente fu concesso alla seconda sorella di salir su a fior d'acqua e di andar
            nuotando ove più le piacesse. Salì proprio mentre il sole tramontava; e quello spettacolo, disse, fu il
            più bello di tutto. Il cielo pareva d'oro, raccontò poi, e quanto alle nuvole, mai sarebbe riuscita a
            dare un'idea della loro bellezza. Fuggivano sopra il suo capo, colorite di porpora e di viola; ma, più
            rapido ancora delle nuvole, fuggiva uno stormo di cigni selvatici, come un lungo velo candido che
            corresse sull'acqua verso il sole morente. E aveva nuotato dietro ad essi; ma il sole era calato ad un
            tratto e col sole erano scomparse le rosee sfumature dal mare e dalle nubi.
                   L'anno dopo toccò alla terza sorella. Era la più coraggiosa di tutte, e perciò risalì a nuoto un
            largo fiume, che andava a sboccare nel mare. Vide magnifici poggi coperti di vigne; e palazzi e
            castelli che spuntavano qua e là di tra splendidi boschi: e sentì cantare ogni sorta di uccelli. Il sole
            ardeva così, ch'essa aveva dovuto tuffarsi per un poco sott'acqua, per rinfrescarsi il viso accaldato.
            In una piccola baia, vide tutto uno stormo di piccoli mortali. Erano completamente nudi e
            diguazzavano nell'acqua; e quando aveva voluto giocare con essi, s'erano messi a fuggire, tutti
            impauriti; ed allora era venuto un piccolo animale nero... (era un cane, ma essa non ne aveva veduti
            mai) e le aveva abbaiato così terribilmente, che si era spaventata alla sua volta, ed aveva cercato
            refugio verso il mare aperto. Ma non poteva scordare i magnifici boschi, i verdi colli, e i bei
            fanciulli, che sapevano nuotare pur non avendo la coda di pesce.
                   La quarta sorella non era tanto coraggiosa; era rimasta fuori,  in alto mare, ed aveva poi
            dichiarato che il più bello era là. Si poteva spingere lo sguardo per miglia e miglia all'intorno, ed il
            cielo sembrava una grande campana di cristallo.  Aveva veduto alcune navi, ma solo in grande
            lontananza: sembravano gabbiani; e quei matti dei delfini facevano le capriole, e le enormi balene
            buttavano acqua dalle narici, sì che pareva d'essere in mezzo a cento e cento fontane.

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