Page 144 - 40 Novelle
P. 144

40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen

                   «Ma è il modo in cui vanno le faccende di questo mondo,» — disse l'ombra, «e non sarà lei
            che le muterà!» E se ne andò.
                   Lo scienziato non ebbe punto fortuna.. Dolori e guai lo perseguitavano, e quello che diceva
            del bello, del buono e del vero era tanto poco apprezzato dalla maggioranza quanto sarebbe stata
            una rosa da un vitellino di latte. Alla fine ammalò gravemente.
                   «Sei proprio ridotto l'ombra di quel che eri!» — gli dicevano gli amici; ed a quelle parole un
            brivido lo prendeva, perch'egli vi annetteva un significato particolare.
                   «Dovrebbe andare in luoghi di bagni,» — gli disse l'ombra, ch'era venuta a fargli visita:
            «Non c'è altro mezzo di cura per lei. La prenderò con me in memoria dell'antica nostra amicizia.
            Pagherò le spese del viaggio, ed ella in cambio ne farà una relazione, e s'ingegnerà a rendermi il
            tempo meno noioso. Voglio andar anch'io a far la cura delle acque. La barba non mi cresce come
            dovrebbe, ed anche questa è una specie di malattia, poi che una barba bisogna pure che l'abbia. Sia
            dunque ragionevole, ed accetti la mia offerta: viaggeremo come camerati.»
                   E si misero in viaggio. Ora l'ombra faceva da padrone, e il padrone da ombra: andavano
            insieme in carrozza, a cavallo, camminavano l'uno  dietro o a lato dell'altro, a seconda della
            posizione del sole. L'ombra sapeva accaparrarsi  al momento giusto il posto d'onore, ma lo
            scienziato nemmeno vi poneva mente: era così buono, così semplice, mite, modesto!... Un giorno,
            anzi, disse all'ombra:
                   «Poi che siamo compagni di viaggio, e cresciuti insieme da bambini in su, non le parrebbe
            meglio che ci dessimo del tu ? È più confidenziale.»
                   «Ella dice una cosa,» — rispose l'ombra, la quale era oramai il vero padrone, «inspirata
            certo a benevolenza ed a franchezza. Io le risponderò con altrettanta franchezza e benevolenza. Ella,
            ch'è uomo dotto, sa meglio di me quanto sia capricciosa la natura. Ci sono uomini che non possono
            sentir l'odore della carta bollata senza dar di stomaco; altri rabbrividiscono sentendo strisciare un
            coltello contro un piatto; ed io, per conto mio, provo la stessa identica impressione quand'ella mi dà
            del tu; mi par di sentirmi opprimere, calpestare, tale e quale come quand'ero nella mia antica
            posizione presso di lei. Vede ch'è questione d'impressione, non di superbia. Non posso lasciarmi dar
            del tu da lei, ma le darò molto volentieri io del tu; e così il suo desiderio sarà almeno in parte
            sodisfatto.»
                   E da allora in poi l'ombra diede del tu al suo antico padrone.
                   «Questa è un po' grossa!» — pensò l'uomo dotto: «Che io abbia a dargli del lei, e ch'egli
            abbia a darmi del tu!...» Ma dovette chinar il capo.
                   Giunsero in un luogo di bagni, dov'erano molti stranieri, e tra questi una giovane principessa
            bellissima, la quale aveva questa sola malattia, che vedeva troppo chiaro — ed anche questa procura
            molte noie.
                   Ella notò subito come il nuovo arrivato fosse un personaggio molto diverso dagli altri:
            «Dicono sia venuto qui per farsi crescere la barba; ma io vedo bene la ragione vera: egli non può
            proiettare ombra.»
                   Una grande curiosità la prese, e per ciò intavolò subito conversazione con lo straniero, alla
            passeggiata. Come principessa, non era obbligata a far cerimonie; e per ciò gli disse addirittura, per
            prima cosa: «La vostra malattia consiste nel non saper proiettare ombra.»
                   «L'Altezza Vostra dev'essere oramai molto migliorata!» — rispose pronta l'ombra: «So che
            la malattia di Vostra Altezza era il vedere troppo chiaro ma la sua vista non mi sembra più tanto
            acuta. Ho un'ombra molto fuor del comune, anzi: non vede l'Altezza Vostra la persona che mi segue
            da per tutto? Gli altri hanno un'ombra ordinaria; ma io non amo quello ch'è ordinario. Tante volte
            diamo ai domestici, per la loro livrea, panni anche più fini di quelli che portiamo noi stessi; e così io
            ho permesso alla mia ombra di vestirsi come una persona a parte; già, Vostra Altezza può vedere
            che le ho concesso persino di tenersi un'ombra per suo conto. A dir vero, è un lusso che mi costa
            salato, ma mi piace di avere qualche cosa che gli altri non abbiano.»
                   «Come!» — disse tra sè la principessa: «Fossi davvero guarita? Ma questo è il miglior luogo
            di bagni che sia al mondo. L'acqua, già, al giorno d'oggi fa veri miracoli. Però non me ne voglio
            andare subito, perchè il bello viene ora. Quel forestiero mi piace assai. Pur che la barba non gli

                                                           142
   139   140   141   142   143   144   145   146   147   148   149