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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen

            lucerna, ed era più che naturale quindi che la sua ombra andasse a cadere sul muro della casa di
            contro; l'ombra era per l'appunto seduta tra i fiori del terrazzino misterioso, e quando lo scienziato si
            moveva, anche l'ombra, naturalmente, si moveva.
                   «Io credo che la mia ombra sia l'unica cosa viva in tutta quella casa!» — disse l'uomo dotto:
            «Guarda come s'è messa a sedere per benino tra i fiori! La vetrata è socchiusa; se fosse un'ombra un
            po' accorta, dovrebbe avere il buon senso di entrare, di dare un'occhiata, e poi di venire a
            raccontarmi quello che ha veduto. Sì, ti renderesti almeno un po' utile,» — soggiunse scherzando,
            «se tu entrassi. Su via! Vuoi andare?» E fece un cenno all'ombra, e l'ombra fece un cenno di
            rimando. «Va' dunque! ma non rimanere troppo!» Lo scienziato si alzò, ed anche l'ombra nel
            terrazzino di contro si alzò; e lo scienziato si volse, per rientrare in casa, e chi avesse guardato
            attentamente, avrebbe notato come anche l'ombra entrasse per la vetrata  socchiusa della casa di
            contro, proprio nell'istante medesimo in cui lo scienziato rientrava in casa, lasciando ricadere la
            tenda dietro di sè.
                   La mattina dopo, l'uomo dotto uscì per andare  a prendere il caffè e  latte ed a leggere i
            giornali: «Che faccenda è questa?» — esclamò, quando arrivò nella strada soleggiata: «Non ho più
            ombra! Sta' a vedere che ieri a sera se n'è andata davvero e non è più tornata! Sarebbe una bella
            seccatura!»
                   E questo non tanto lo angustiava perchè l'ombra se ne fosse andata, quanto perchè sapeva
            che c'era già una storia di un uomo senz'ombra, e che tutti lassù,  ne' paesi nordici, la
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            conoscevano . Se fosse tornato a casa ed avesse raccontato la sua, avrebbero detto che non era se
            non un plagio, e ciò non gli garbava. Risolvette dunque di non farne parola, ed era in fatti il partito
            migliore.
                   La sera andò di nuovo sul terrazzino: s'era collocato la lucerna alle spalle, perchè sapeva che
            all'ombra piace che il padrone le faccia schermo; ma non gli riuscì di adescarla. Si fece piccolo
            piccolo, e poi lungo lungo; ma sì! neppur l'ombra di un'ombra! Chiamò: «Qua, ombra, qua!» — ma
            non servì.
                   Era una seccatura; ma nei paesi caldi tutto cresce tanto rapidamente, che dopo una settimana
            si avvide, con grande gioia, di una nuova ombra che gli spuntava dalle gambe quando camminava al
            sole. Si vede che la radice doveva essergli rimasta. In tre settimane, aveva un'ombra decentissima;
            quando partì per tornarsene al suo paese, l'ombra crebbe sempre più, e durante il viaggio divenne
            tanto lunga, che metà sarebbe potuto benissimo bastare.
                   Quando l'uomo dotto fu tornato a casa, scrisse molti libri su quello che c'è al mondo di vero,
            e su quello che c'è di buono e di bello; e passarono i giorni, e passarono gli anni — molti anni.
                   Una sera, stava seduto nel suo studio, quando  udì picchiare discretamente all'uscio.
            «Avanti!» — disse; ma nessuno entrò. Allora andò egli stesso ad aprire, e si trovò dinanzi un uomo
            così magro, così magro e sottile, che a vederlo ci si sentiva quasi a disagio. Era, del resto, un uomo
            vestito molto elegantemente, e sembrava una persona per bene.
                   «A chi ho l'onore di parlare?» — domandò lo scienziato.
                   «Ah!» — esclamò il visitatore: «Me lo immaginavo che non mi avrebbe riconosciuto! Mi
            son fatto un po' troppo materiale: sono così ingrassato, che son persino in carne, e vesto panni.
            Scommetto che ella non avrebbe mai immaginato di avermi a vedere in queste  condizioni. Non
            riconosce la sua vecchia ombra? Ella non pensava di certo che avessi a tornare! Gi affari mi sono
            andati abbastanza bene, da che ci siamo lasciati. Mi son fatto ricco, in molti sensi; e se volessi
            comprare la mia libertà, oramai potrei darmi anche questo lusso!»
                   E fece tintinnare un mazzetto di ciondoli preziosi che aveva all'orologio, e passò le dita, con
            una cert'aria di noncuranza, nella pesante catena d'oro che portava al collo. Magnifici anelli
            gemmati gli scintillavano alle dita. E non è a dire che fosse roba falsa!
                   «Davvero che non mi raccapezzo!» — esclamò lo scienziato: «Ma che significa tutto ciò?»


                   (21)  Allude a «Peter Schlemith» il romanzo d'un uomo che corre dietro alla propria ombra, pubblicato nel 1814
            da L. C. Chamisso, poeta e naturalista tedesco (1781-1838).
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