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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen

            vecchie abitudini sono difficili da smettere. Ha tutte le ragioni, e farò di ricordarmene. Ma mi dica,
            la prego, tutto quello che ha veduto.»
                   «Tutto!» — disse l'ombra: «Perchè tutto ho veduto, e so tutto.»
                   «Com'erano quelle stanze più interne?» — domandò lo scienziato: «Come la verde foresta,
            fresca e silenziosa? O come un sacro tempio? O si provava forse in quelle sale l'impressione
            d'essere su di un'alta montagna e di avere sul capo il cielo stellato?»
                   «C'era tutto là dentro!» —  disse l'ombra. «Io veramente  non entrai proprio sin dentro.
            Rimasi nella penombra, ma avevo un ottimo posto, e vidi tutto e so tutto, poi che sono stato alla
            corte della Regina Poesia, nel vestibolo.»
                   «Ma che cosa ha ella veduto? Forse che tutti gli antichi Dei pagani passeggiavano per le
            sale? E gli antichi Eroi combattevano forse là dentro? E i più bei bambini rosei e paffuti giocavano
            e raccontavano i loro sogni?»
                   «Le dico che ci sono stato, e quindi ella deve convincersi che ho veduto tutto quanto c'era da
            vedere. Se ci fosse andato lei, non sarebbe rimasto un uomo come gli altri; ma io in vece mi feci
            uomo appunto là dentro, ed imparai a comprendere la mia intima essenza e la parentela che hanno le
            ombre con la Poesia. Sì, quando stavo con lei, non pensavo a queste cose; ma ella sa che, quando il
            sole sorge o tramonta, io divento meravigliosamente grande. Al chiaro di luna, faccio quasi più
            buona figura di lei. Allora io non intendeva la mia intima essenza; nel regno della Poesia essa mi fu
            rivelata. E così mi feci uomo, ed uscii di là maturo. Ma ella non era più nei paesi caldi, e, fatto
            uomo, io mi vergognava di andare in giro nello stato in cui mi trovava: avevo bisogno di vestiti, di
            scarpe, di tutta quella vernice da cui si conosce l'uomo. Mi nascosi: sì, a lei posso confidare il
            secreto, senza tema che me lo metta in un libro. Mi nascosi sotto le gonne della donna che vende i
            pasticcini: la donna nemmeno sospettò di avermi così protetto. Non ne uscii che la sera: corsi le
            strade al lume della luna; mi stirai, su su alto, lungo il muro, e ciò mi sgranchì piacevolmente la
            schiena. Corsi su e giù, guardai dentro nelle case, affacciandomi alle più alte finestre, spiai per entro
            ai comignoli e giù dai tetti, dove nessuno poteva vedere, e vidi ciò che nessuno vedere doveva. In
            complesso, questo nostro è un brutto mondo: non vorrei davvero esser uomo, se il poter dire: «sono
            un uomo» non fosse sempre una specie di passaporto. Vidi commettere le cose più assurde, tanto da
            uomini, quanto da donne e da ragazzi. Vidi tutto quello che nessuno sa, ma che tutti sarebbero
            molto contenti di sapere, — vale a dire, le sciocchezze che commettono i loro vicini. Se avessi
            pubblicato un giornale, sarebbe andato a ruba! Ma io scrissi soltanto a quelli cui le cose
            riguardavano da vicino, e quindi, nelle città dove capitavo, c'era un vero terrore. Avevano tale uno
            spavento di me, che mi dimostravano singolare affezione. I professori mi davano diplomi, i sarti mi
            facevano vestiti nuovi; (il mio guardaroba è molto ben provveduto;) i sopraintendenti della zecca
            coniavano monete apposta per me; le donne dichiaravano ch'ero bello; e così divenni quello che
            sono. Ed ora, addio! Eccole il mio biglietto da visita. Sto nelle contrade solatìe, e nei giorni di
            pioggia non esco mai.»
                   E l'ombra se ne andò.
                   «È veramente un caso strano!» — disse l'uomo dotto.
                   Passarono i giorni, passarono gli anni, e l'ombra tornò a vederlo.
                   «Come va?» — domandò allo scienziato.
                   «Oh,» — rispose quegli: «sto scrivendo intorno al vero, al buono ed al bello; ma nessuno si
            cura di questi argomenti. Sono proprio disperato, perchè a me, in vece, stanno a cuore.»
                   «E a me, nè punto nè poco!» — disse l'ombra. «E per ciò vo diventando grasso e allegro, e
            tutti dovrebbero ingegnarsi a fare altrettanto.  Ella non sa prendere il mondo come viene, e
            ammalerà. Dovrebbe viaggiare. Io farò un viaggio quest'estate: vuol venire con me in qualità
            d'ombra? Sarei felicissimo di avere la sua compagnia, e pagherei le spese per tutti e due.»
                   «Questa passa tutti i confini!» — esclamò l'uomo dotto.
                   «Eh, le cose son come si prendono!» — rispose pacatamente l'ombra. «Ma un viaggio le
            farebbe molto bene, e la rimetterebbe in forze. Vuol essere la mia ombra? A questo modo, il viaggio
            non le costerà un soldo.»
                   «Ah in verità che è troppo!» — esclamò lo scienziato.

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