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40 Novelle Hans Christian Andersen
oh, pensa se per te non prego Iddio!
E tutti gli uccelli cantavano insieme, e tutti i fiori danzavano sullo stelo; e i vecchi alberi
scotevano il capo, come se il folletto Serralocchi avesse raccontato anche a loro le sue novelle!
MERCOLEDÌ
Come scrosciava la pioggia! Hjalmar la sentiva anche nel sonno; e quando Serralocchi
aperse una finestra, l'acqua arrivava sino al davanzale. Fuori, s'era formato tutto un lago, e una nave
maestosa era ancorata proprio dinanzi alla casa.
«Se vuoi salpare con me, mio piccolo Hjalmar,» — disse Serralocchi, «questa notte
possiamo viaggiare in paesi stranieri, ed essere di ritorno per domattina.»
E Hjahnar si trovò improvvisamente sulla tolda della magnifica nave, vestito coi panni della
domenica. Il tempo si fece subito bello: salparono per le vie della città, svoltarono all'angolo della
cattedrale... e finalmente si trovarono nel mare aperto. Avanti avanti... Perdettero di vista la terra, e
raggiunsero un branco di cicogne, che venivano anch'esse dal paese di Hjalmar e viaggiavano verso
i paesi caldi: le cicogne volavano tutte in fila, una dietro l'altra, ed eccole già lontane lontane! Una,
però, era così stanca che quasi le ali non la reggevano più; era l'ultima l'ultima della fila: ben presto
rimase a dietro di un buon tratto, e alla fine cadde, ad ali aperte, sempre più giù, sempre più giù:
scosse le penne altre due o tre volte, ma non servì. Oramai, toccava con le zampe il sartiame del
bastimento: scivolò giù lungo una vela, e pum! — cadde sulla tolda.
Il cameriere delle cabine la prese e la mise nella stia con i polli, le anitre e i tacchini. La
povera cicogna si trovava imbarazzatissima in quella compagnia.
«Ma guarda che tipo!» — dicevano i polli.
Il tacchino si gonfiò tutto, più che potè, e domandò alla cicogna chi fosse; le anitre
camminarono all'indietro, dicendo tra loro: «Qua qua ci ha da capitare! qua qua!»
La cicogna raccontò loro dell'Africa infocata, e delle piramidi, e dello struzzo che corre il
deserto come un cavallo selvaggio; ma le anitre non capivano nulla di tutto ciò, e si dicevano l'una
all'altra:
«Siamo o no tutte d'accordo che è una testa vuota?»
«Ah, sì, sì! È una testa vuota, proprio!» — disse il tacchino, e fece la ruota. La povera
cicogna rimase in silenzio, pensando alla sua Africa.
«Che gambe lunghe e magre son mai codeste vostre! Come stecchi, sono davvero perfette!»
esclamò il tacchino: «Ditemi, in cortesia, quanto vi costano al metro?»
«Qua, qua! senti qua!» — ghignarono tutte le anitre; ma la cicogna fece mostra di non udire.
«Fareste bene a ridere anche voi, in vece,» disse il tacchino, «perchè l'uscita era delle mie, e
non mancava di spirito. Ma forse era troppo astrusa per voi. Sì, non ha l'intelligenza molto pronta,»
— disse poi, vòlto ai polli ed alle anitre: «Faremo meglio a divertirci tra noi.»
Fece la ruota, ingoiò e gridò: «Glu, glu, glu!» — e le anitre risposero: «Qua qua! gheg, gheg,
gheg!» — e le galline schiamazzarono. Giudicavano così spiritosi i proprii scherzi!...
Ma Hjalmar andò alla stia; aperse la porticina dietro, e chiamò la cicogna; e la cicogna lo
seguì, saltellando, sulla tolda. Oramai, s'era riposata, e fece un cenno a Hjalmar come per
ringraziarlo. Poi spiegò le ali, e prese il volo verso i paesi caldi; ma le galline razzolarono, le anitre
schiamazzarono e il tacchino divenne rosso paonazzo dalla rabbia.
«Quanto a voialtri, saprete domani a vostre spese quel che bolle in pentola!» — disse
Hjalmar; e così dicendo si destò, e si trovò disteso nel suo lettino. Ah, che viaggio gli aveva fatto
fare Serralocchi quella notte!...
GIOVEDÌ
«Ti dirò una cosa:» — fece Serralocchi «non devi aver paura se ti faccio vedere un topino,»
— e avanzò la mano con la bella bestiola. «È venuto ad invitarti a nozze. Questa notte due topini
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