Page 127 - 40 Novelle
P. 127

40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen




                                           CINQUE IN UN BACCELLO


                   C'erano una volta cinque piselli nello stesso baccello: erano tutti verdi, il baccello era verde,
            e perciò credevano che tutto il mondo fosse verde. Sin qui, bisogna dirlo, avevano un po' di ragione.
                   Il baccello cresceva, i piselli crescevano; e adattandosi alle circostanze, s'eran messi a sedere
            tutti in fila. Fuori, il sole splendeva e riscaldava la scorza verde, che la pioggia rendeva lucida e
            trasparente. Ci si stava bene, là dentro, in quel calduccino, al chiaro di giorno, al buio di notte; e
            così andava come doveva andare. Anche la canzone lo dice:

                                              Com'è bello, com'è bello,
                                              Stare in cinque in un baccello!

                   I piselli, stando lì a sedere, s'eran fatti grossi, e sempre più s'impensierivano, perchè qualche
            cosa bisognava pur che facessero.
                   «S'ha a star qui eternamente?» — domandò uno: «Ho paura che diverremo duri duri, a forza
            di star a sedere. Che volete? Mi pare che fuori di qui ci abbia ad essere qualche altra cosa. Ho una
            specie di presentimento.»
                   E le settimane passavano. I piselli erano divenuti gialli e giallo il guscio.
                   «Tutto il mondo pende al giallo,» — dissero; e, dal loro punto di vista, non avevano torto.
                   Un bel giorno, sentirono uno strattone. Il baccello fu colto, passò per mani d'uomo, e scivolò
            nella tasca di una giacca, insieme a parecchi altri.
                   «Ora ci metteranno in libertà! Ora andremo all'aperto!» — dissero; e una grande smania di
            novità li prese.
                   «Mi piacerebbe sapere chi di noi farà più strada!» — disse il più piccolo dei cinque: «Ma,
            già, presto si vedrà.»
                   «Accadrà quel che deve!» — ammonì il più grosso.
                   Crac! Il baccello scoppiò, e tutti e cinque i piselli ruzzolarono fuori alla luce del sole. Si
            trovarono in una mano di bimbo. Un ragazzino stava sgusciandoli e diceva che, così duri, parevano
            fatti apposta per servire di munizione al cannoncino della sua fortezza. Anzi, ne mise subito uno
            nella bocca del cannone, e sparò.
                   «Ora sì, che mi slancio in capo al mondo! Mi segua chi può!» — Ed eccolo bell'e andato.
                   «Io» — disse il secondo, «volerò diritto sino al sole. Quello è un baccello che merita d'esser
            veduto: proprio quel che ci vuole per me.» — E via se n'andò.
                   «E noi, appena arrivati, andremo a dormire,» — dissero i due che venivano appresso, «in
            qualunque luogo ci avessimo a trovare. Ma prima s'ha a ruzzolare un poco!» — E in fatti
            ruzzolarono, e caddero a terra prima di entrare nel pezzo. Ciò non impedì che venissero raccattati e
            messi dentro al piccolo cannone. «Faremo più strada di tutti!» dissero.
                   «Quel che deve accadere, accadrà!» — pensò l'ultimo, mentre usciva dalla bocca del
            cannone e volava su alto. Volò contro una vecchia asse, ch'era sotto al davanzale della finestra di
            una soffitta, e per l'appunto in una fenditura, tappata con un po' di musco e di terriccio molle. Il
            musco gli si richiuse attorno e lo tenne caldo;  e là rimase, nascosto, ma non dimenticato dalla
            provvida madre natura.
                   «Accadrà quel che deve!» — disse.
                   Dentro, nella soffitta, abitava una povera donna, che andava attorno per le famiglie a far le
            faccende più gravose — ripulire i forni, tagliare la legna minuta, lavare, — perchè era forte e piena
            di buon volere. Ma era sempre rimasta povera; e a casa, nella misera soffitta, ci aveva una figliuola
            debole debole e mingherlina, costretta a letto da un anno intero, e ridotta così male, che pareva non
            avesse forza nè di vivere nè di morire.
                   «Vuol andarmi a trovare la sua sorellina!» — diceva la povera donna. «Non avevo che
            queste due figliuole, e Dio sa che non era facile guadagnare tanto  da sostentarle; e per una ha

                                                           125
   122   123   124   125   126   127   128   129   130   131   132