Page 123 - 40 Novelle
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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen

            dir vero, in molto cattivo stato, con lunghe fenditure e grandi buchi, ma nelle fenditure cresceva
            l'erba e dai buchi sporgevano le foglie, perchè tutta l'altana, il cortile e la muraglia erano così
            coperti di verde, da parere un giardino. Ma  giardino non era, però; era soltanto un'altana. E
            nell'altana c'erano antichi vasi da fiori, di strane forme, con faccie umane ed orecchi d'asino; i fiori,
            poi, crescevano a modo loro, in piena libertà. In un vaso i garofani si buttavano proprio da tutte le
            parti; cioè, non i garofani, ma i gambi verdi e le foglie appuntite e i bocci; e dicevano chiaro
            chiarissimo: «L'aria ci ha accarezzati, il sole ci  ha baciati, e ci han promesso un fiorellino per
            domenica! un fiorellino per domenica!»
                   Poi si arrivava ad una stanza, dove le pareti erano tutte coperte di cuoio. Sul cuoio erano
            impressi tanti tanti fiori d'oro, che facevano un bellissimo vedere.

                                              Il fiore poco dura,
                                                Resta il cuoio se va la doratura

            dicevano le pareti. E c'erano maestosi seggioloni  dall'alta spalliera, con i bracciuoli di legno —
            intagliato.
                   «Siedi!» — dicevano: «Oh, che scricchiolìo mi sento dentro! Ecco che ora mi verranno i
            reumatismi, come alla vecchia credenza. Un reuma alla schiena, ahimè!...»
                   Il ragazzino arrivò finalmente alla stanza dov'era il vecchio signore.
                   «Grazie per il soldatino, mio piccolo amico,»  — disse il vecchio signore: «e grazie per
            essere venuto a trovarmi!»
                   «Grazie, grazie!» — o «cric-crac!» che è lo stesso, dicevano i vecchi mobili; ed erano tanti,
            che quasi quasi l'uno impediva all'altro la vista del piccolo visitatore.
                   Nel mezzo, pendeva dalla parete un quadro: era il ritratto di una bellissima signora, giovane
            e lieta, a quanto pareva, ma vestita alla moda d'una volta, con la cipria nei capelli ed il vestito tutto
            rigonfio e duro duro come fosse insaldato. Non  disse nè «grazie!» ne «crac!» — ma guardò il
            fanciullo così dolcemente, ch'egli domandò subito al vecchio signore:
                   «Di dove l'ha presa?»
                   «Dal rigattiere qui di contro!» — disse il vecchio signore: «Ha sempre lì tanti quadri, e
            nessuno li compra, perchè son tutta gente morta e sepolta. Ma molti anni sono, io ho conosciuto
            questa signora; ella pure ora è morta, da più di mezzo secolo...».
                   Sotto al quadro, dentro ad una custodia di vetro, stava un mazzo di fiori appassiti: anch'essi
            dovevano avere certo mezzo secolo... Almeno, così  pareva a vederli. Ed il pendolo del grande
            orologio continuava a fare tic-tac, e le sfere giravano, e tutto quello che era nella stanza diveniva
            ancora più vecchio, sempre più vecchio; ma nessuno vi poneva mente.
                   «Dicono a casa mia,» — fece il ragazzino, «ch'ella deve sentirsi terribilmente solo.»
                   «Oh,» — rispose il signore, «i vecchi pensieri vengono a farmi visita, con tutto il corteo che
            portano con sè; ed ora, poi, che ci vieni tu, starò anche meglio.»
                   Prese da uno scaffale un libro di figure. Ah se ce n'erano, lì dentro, di belle cose da vedere!
            Lunghi cortei di magnifiche carrozze, come ai nostri giorni non se ne vedono più, soldati in divisa
            che somigliano ai fanti delle carte da gioco, e borghesi con bandiere spiegate... Sulla bandiera dei
            sarti erano raffigurate le forbici tenute da due leoni, e su quella dei calzolai non c'era uno stivale,
            ma un'aquila, e due teste per giunta; perchè i calzolai vogliono tutto sistemato per modo, da poter
            dire: Eccone un paio! — Ah, che libro era quello! E il vecchio signore andò in un'altra stanza a
            prendere certa marmellata, e mele e noci... Si stava proprio d'incanto in quella vecchia casa!
                   «Ma io non posso durarci!» esclamò a un tratto il soldatino di stagno, che stava sul
            cassettone: «È tale una solitudine, tale una monotonia, qui!... Quand'uno è abituato alla vita di
            famiglia, non può più adattarsi a questo silenzio. Io non posso resisterci. La giornata è sin troppo
            lunga, ma la sera, poi, non termina mai! Qui non è come nella vostra casa di contro, dove la tua
            mamma e il tuo babbo parlano sempre insieme, in  pace e in allegria, e tu e tutti voi altri, cari
            ragazzi, fate un chiasso benedetto. Che solitudine, qui, da questo vecchio! Ci credi che nessuno gli
            dà mai un bacio; che nessuno lo guarda affettuosamente, nè gli prepara l'albero di Natale?!... Per lui,

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