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40 Novelle Hans Christian Andersen
provveduto Lui, prendendola con sè. Questa, però, vorrei che me la lasciasse... Ma forse non
permetterà che abbiano a rimanere separate; e così la mia malatina andrà a trovare la sua povera
sorella in Cielo.»
Ma la malatina rimase dov'era. Stava tutto il giorno distesa, quieta e rassegnata, mentre la
madre andava fuori a guadagnarsi quei pochi soldi.
Era venuta la primavera, e una mattina presto, la madre stava per andare al lavoro; il sole
splendeva tiepido e benigno a traverso al misero finestrino, e segnava un rettangolo di luce sul
pavimento. La malata guardava fisso al vetro più basso della finestra.
«Che cos'è quel verde che spunta di sotto al davanzale? Pare che il vento lo mova.»
La madre andò alla finestra, e l'aperse a mezzo. «Oh!» fece: «In fede mia, che questo è un
pisello, che ha messo le radici qui, ed ora butta le foglioline! Come mai può essere capitato in
questa fenditura? Ecco che ora hai anche tu il tuo giardinetto, per passare il tempo!»
Il lettino della malata fu accostato alla finestra, perchè potesse vedere bene la pianticella di
pisello; e la madre andò al suo servizio.
«Mamma, mi pare quasi di poter guarire!» — disse la sera la piccola malata: «Il sole oggi mi
ha riscaldata così bene!... Anche il pisellino cresce a meraviglia; ed anch'io starò bene, e mi alzerò e
uscirò all'aperto, a riscaldarmi al sole.»
«Dio ti ascolti!» — disse la madre; ma ci sperava poco. Perchè il vento non l'avesse a
spezzare, ebbe però cura di sostenere con un giunco la pianticella, che aveva inspirato alla sua
figliuola lieti pensieri di guarigione e di vita; e legò un grosso filo dal davanzale alla parte più alta
del telaio della finestra, affinchè il piccolo fusto trovasse un appoggio per arrampicarsi quando
fosse divenuto alto. E alto divenne davvero, sì che poteva proprio dirsi che crescesse ogni giorno a
vista d'occhio.
«Ma sai che sta per fiorire?» — disse un giorno la donna; e le parve buon augurio. Anch'essa
accarezzava ora la speranza che la figliuola avesse a guarire. Rammentò che negli ultimi tempi la
bambina aveva parlato molto più lietamente d'una volta, che negli ultimi giorni si era alzata a sedere
sul letto, da sè, senza che glielo dicesse, ed era rimasta così, tutta lieta, a guardare il suo giardinetto
dove c'era una pianta sola. La settimana dopo, la malata si levò per la prima volta, e rimase levata
un'ora. Rimase lì a sedere, felice, al sole; la finestra era aperta e di fuori c'era un bel fiore roseo,
tutto sbocciato. La bambina si chinò e baciò leggermente i petali delicati. Quel giorno fu proprio
giorno di festa per lei!
«Il Signore Iddio stesso ha piantato quel pisellino, e lo ha fatto prosperare, affinchè fosse
una gioia ed una speranza per te — e per me pure, cara bambina mia!» — disse la madre tutta
consolata; e sorrise al fiore, come fosse stato un buon angelo mandato dal Signore.
Ma, e gli altri piselli?
Già! Hai ragione! Quello che si slanciò in capo al mondo, gridando: «Mi segua chi può!» —
andò a cadere nella grondaia del tetto e trovò la sua fine nel gozzo di un piccione, dove rimase come
Giona in corpo alla balena; e i due pigri, che volevano andar a dormire, fecero per l'appunto
altrettanta carriera, perchè furono mangiati dai piccioni, e così almeno riuscirono utili a qualcuno. Il
quarto, poi, quello che voleva arrivare sino al sole... andò a finire nella fogna, e rimase nell'acqua
sudicia per giorni e giorni, e gonfiò spaventosamente.
«Come cresco! Ora son proprio bello grasso!» — diceva il pisello: «Finirò per iscoppiare, e
più di così, direi, nessun pisello di questo mondo può fare, nè ha fatto mai! Ah, di cinque che
eravamo nello stesso baccello, son io quello che ha fatto più splendida carriera.»
E la fogna gli dava ragione.
Ma, presso la finestra della soffitta, una fanciulla dagli occhi lucenti, col roseo colore della
salute sulle guance, parava con le manine diafane il suo bel fiore di pisello, e ringraziava il Signore
di averglielo mandato.
«A me,» — disse la fogna, «piace più il mio.»
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