Page 89 - Quel che una pianta sa
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QUEL CHE UNA PIANTA ODE


            di pino e di quercia durante periodi di siccità. Tali vibrazioni
            sarebbero il risultato di modificazioni del contenuto dei vasi
            dello xilema adibiti al trasporto d’acqua. Mentre i suoni presi
            in esame in precedenza sono il risultato passivo di forze fisi­
            che (come il rumore di un masso che si stacca da una collina),
            le vibrazioni ultrasoniche sono forse usate da altri alberi come
            segnale per prepararsi a un clima arido?
              Mentre gli scienziati effettuano studi appropriati sulle rea­
            zioni delle piante alle onde sonore, dobbiamo renderci conto
            che se una pianta avesse bisogno dell’udito, allora il suo appa­
            rato uditivo dovrebbe essere assai diverso da quello che si è
            evoluto negli animali. In aggiunta ai pochi esempi analizzati in
            precedenza, forse alcune piante avvertono piccoli suoni che po­
            trebbero essere creati da minuscoli organismi. Un apparato del
            genere potrebbe essere fuori della portata della maggior parte
            degli strumenti attualmente impiegati in fisiologia.
              Anche se è interessante riflettere su queste possibilità, salvo
            concreti elementi a favore del contrario, dobbiamo concludere
            per il momento che le piante sono sorde e che nel corso dell’e­
            voluzione non hanno acquisito il senso dell’udito. Il grande
            biologo evoluzionista Theodosius Dobzhansky disse una vol­
            ta:  “Niente in biologia ha significato se non alla luce dell’evo­
            luzione”.27 Sulla base di questa considerazione, forse possiamo
            capire perché l’udito, al contrario degli altri sensi che abbiamo
            preso in esame, non è veramente necessario alle piante.
              Il   vantaggio evolutivo dell’udito negli esseri umani, e ne­
            gli altri animali, è quello di essere uno dei mezzi impiegati dal
            corpo per avvertire della presenza di situazioni potenzialmen­
            te pericolose. I nostri più lontani antenati potevano sentire un
            predatore pericoloso in agguato nella foresta. Oggi, noi ci ac­
            corgiamo del leggero rumore dei passi di qualcuno che ci segue
            a notte tarda in una strada scarsamente illuminata. E udiamo
            il motore di un’auto che si sta avvicinando. L’udito rende pu­
            re possibili le comunicazioni rapide fra individui umani e fra
            animali. Gli elefanti possono rintracciarsi attraverso ampie di­
            stanze emettendo onde subsoniche che rimbombano e viaggia­
            no per chilometri. Un delfino adulto può ritrovare un piccolo


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