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QUEL CHE UNA PIANTA ANNUSA
pioppo e di acero da zucchero (alte circa una trentina di cen
timetri) cresciute in contenitori di plexiglas a tenuta d’aria.
Il primo conteneva due gruppi di alberelli: quindici con due
foglie lacerate a metà, e quindici non danneggiati. Nel secon
do contenitore si trovavano gli alberelli di controllo, che ov
viamente non erano stati danneggiati. Due giorni più tardi, le
foglie rimanenti degli alberelli danneggiati contenevano livelli
maggiori di un certo numero di sostanze chimiche, che com
prendevano composti velenosi fenolici e tannici noti per ini
bire la crescita dei bruchi.
Gli alberi presenti nel contenitore di controllo, invece, non
mostravano incrementi di alcuna di queste sostanze. Il riscon
tro davvero importante, in questo caso, era che anche le foglie
degli alberi intatti, presenti nello stesso contenitore di quel
li danneggiati, mostravano un ampio incremento di composti
fenolici e tannici. Baldwin e Schultz ipotizzarono allora che le
foglie danneggiate, sia a causa di una lacerazione, come nei lo
ro esperimenti, sia a causa dell’attacco da parte di insetti, come
nelle osservazioni di Rhoades sui salici, emettessero un segnale
gassoso che consentiva agli alberi danneggiati di comunicare
con quelli integri, che successivamente si sarebbero difesi con
tro l’imminente attacco da parte degli insetti.
Questi primi resoconti di segnalazioni fra piante7 furono
spesso liquidati da altri esponenti della comunità scientifica
come insufficienti a livello di controlli oppure come prov
visti di risultati sperimentali corretti, ma dalle implicazioni
esagerate. Nello stesso tempo, la stampa popolare abbracciò
l’idea degli “alberi parlanti” e antropomorfizzò le conclusio
ni scientifiche.8 Dal Los Angeles Times al The Windsor Star in
Canada e a The Age in Australia, gli organi di informazione
impazzirono all’idea, e pubblicarono articoli intitolati “Gli
scienziati cambiano idea, gli alberi sanno parlare” e “Shhh. Le
piccole piante hanno grandi orecchie”. Dal canto suo, il Sara-
sota Herald-Tribune faceva spiccare in prima pagina il titolo
“Gli alberi parlano, si rispondono gli uni agli altri. Lo credo
no gli scienziati”. Il 7 giugno 1983 il New York Times intitolò
“Quando gli alberi parlano” il suo editoriale principale, nel
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