Page 43 - Quel che una pianta sa
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QUEL CHE UNA PIANTA ANNUSA


               pioppo e di acero da zucchero (alte circa una trentina di cen­
               timetri)  cresciute in contenitori di plexiglas a tenuta d’aria.
               Il primo conteneva due gruppi di alberelli: quindici con due
               foglie lacerate a metà, e quindici non danneggiati. Nel secon­
               do contenitore si trovavano gli alberelli di controllo, che ov­
               viamente non erano stati danneggiati. Due giorni più tardi, le
               foglie rimanenti degli alberelli danneggiati contenevano livelli
               maggiori di un certo numero di sostanze chimiche, che com­
               prendevano composti velenosi fenolici e tannici noti per ini­
               bire la crescita dei bruchi.
                  Gli alberi presenti nel contenitore di controllo, invece, non
               mostravano incrementi di alcuna di queste sostanze. Il riscon­
               tro davvero importante, in questo caso, era che anche le foglie
               degli alberi intatti, presenti nello stesso contenitore di quel­
               li danneggiati, mostravano un ampio incremento di composti
               fenolici e tannici. Baldwin e Schultz ipotizzarono allora che le
               foglie danneggiate, sia a causa di una lacerazione, come nei lo­
               ro esperimenti, sia a causa dell’attacco da parte di insetti, come
               nelle osservazioni di Rhoades sui salici, emettessero un segnale
               gassoso che consentiva agli alberi danneggiati di comunicare
               con quelli integri, che successivamente si sarebbero difesi con­
               tro l’imminente attacco da parte degli insetti.
                  Questi primi resoconti di segnalazioni fra piante7 furono
               spesso liquidati da altri esponenti della comunità scientifica
               come insufficienti a livello di controlli oppure come prov­
               visti di risultati sperimentali corretti, ma dalle implicazioni
               esagerate. Nello stesso tempo, la stampa popolare abbracciò
               l’idea degli “alberi parlanti” e antropomorfizzò le conclusio­
               ni scientifiche.8 Dal Los Angeles Times al The Windsor Star in
               Canada e a The Age in Australia, gli organi di informazione
               impazzirono all’idea, e pubblicarono articoli intitolati “Gli
               scienziati cambiano idea, gli alberi sanno parlare” e “Shhh. Le
               piccole piante hanno grandi orecchie”. Dal canto suo, il Sara-
               sota Herald-Tribune faceva spiccare in prima pagina il titolo
               “Gli alberi parlano, si rispondono gli uni agli altri. Lo credo­
               no gli scienziati”. Il 7 giugno 1983 il New York Times intitolò
               “Quando gli alberi parlano”  il suo editoriale principale, nel


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