Page 132 - Quel che una pianta sa
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EPILOGO
LA PIANTA CONSAPEVOLE
“Intelligenza” è una parola insidiosa. Tutti, a partire da Al
fred Binet,1 l’inventore del discusso test del Q l, fino al noto psi
cologo Howard Gardner, hanno avuto un’opinione differente
su cosa significhi catalogare qualcuno come “intelligente”. Se
alcuni ricercatori considerano l’intelligenza una inclinazione
peculiare degli esseri umani,2 abbiamo visto, però, resoconti
di animali - dagli oranghi alle piovre - in possesso di qualità
che ricadono all’interno di alcune definizioni di “intelligenza”.
Applicare le definizioni di intelligenza alle piante, tuttavia, è
oggetto di maggior contesa, anche se l’interrogativo circa la
loro intelligenza non è affatto una novità. Il dottor William
Lauder Lindsay, medico e botanico, scrisse nel 1876: “A me
pare che certi attributi della mente, come capita nett’Uomo, sia
no comuni con le Piante” ?
Anthony Trewavas,4 stimato fisiologo vegetale dell’Univer-
sità di Edimburgo, in Scozia, e uno dei primi odierni sosteni
tori dell’intelligenza delle piante, fa notare che anche se gli es
seri umani sono chiaramente più intelligenti degli altri animali,
è improbabile che l’intelligenza come proprietà biologica sia
emersa solo in Homo sapiens. In tal modo egli vede l’intelligen
za come una caratteristica biologica, senza nessuna differenza,
diciamo, dalla forma del corpo e dalla respirazione - tutte cose
che si sono evolute attraverso la selezione naturale di caratteri
stiche presenti in organismi primigeni. Lo abbiamo constata
to abbastanza chiaramente nel capitolo 4 a proposito dei geni
“sordi” condivisi da piante ed esseri umani. Questi geni erano
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