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QUEL CHE UNA PIANTA RICORDA

            ria e per l’apprendimento, ed esiste un certo numero di farma­
            ci neuroattivi che ha come bersaglio questi recettori. Quindi,
            per gli scienziati della New York University21 è stata una grande
            sorpresa scoprire che le piante contengono recettori per il glu­
            tammato e che le piante di arabidopsis sono sensibili ai farmaci
            neuroattivi che alterano l’attività di questi recettori. A tutt’og-
            gi non abbiamo ancora compreso pienamente22 il compito dei
            recettori del glutammato nelle piante, ma studi molto recenti
            condotti in Portogallo da José Feijó e dal suo gruppo mostra­
            no che nelle piante questi recettori agiscono nei processi di se­
            gnalazione fra le cellule, in una maniera molto simile a quella
            con la quale i neuroni umani comunicano fra loro. Questo ci
            lascia meravigliati circa il ruolo evoluzionistico dei “recettori
            del cervello” nei vegetali. Forse le similitudini tra la funzione
            del cervello umano e la fisiologia delle piante sono maggiori di
            quanto presumessimo.
               I ricordi delle piante, come la memoria immunologica degli
            esseri umani, non sono semantici o episodici, secondo la defi­
            nizione di Tulving, ma piuttosto procedurali, ricordi di come
            fare le cose, e dipendono dalla capacità di percepire la stimo­
            lazione esterna. Tulving23 propose in seguito che ciascuno dei
            tre livelli di memoria fosse associato a un livello crescente di
             consapevolezza. La memoria procedurale è associata con una
             coscienza anoetica, quella semantica con una coscienza noeti­
             ca e quella episodica con una coscienza autonoetica. Le pian­
            te non si adattano evidentemente alla definizione di coscienza
             associata con i ricordi semantici o episodici. Ma come è stato
             dichiarato in un recente editoriale:  “Il più basso livello di co­
             scienza caratteristico della memoria procedurale -  coscienza
             anoetica -  si riferisce alla capacità dell’organismo di percepire
             e di reagire a stimolazioni interne o esterne, capacità della qua­
            le sono in possesso tutte le piante e gli animali più semplici”.24
             Tutto questo ci porta alla domanda più intrigante di tutte: se
            le piante mostrano diversi tipi di memoria e hanno una forma
             di coscienza, devono essere considerate intelligenti?






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