Page 129 - Quel che una pianta sa
P. 129
QUEL CHE UNA PIANTA RICORDA
rio che viene trasmesso alle generazioni successive. Ciò si adat
ta in maniera eccellente alle teorie di Jean-Baptiste Lamarck
che, come ricorderete, sosteneva che l’evoluzione fosse basa
ta sull’ereditarietà dei caratteri acquisiti. Le piante di Barbara
Hohn, in seguito a sollecitazione da parte di raggi ultravioletti
oppure di agenti patogeni, acquisivano una maggiore variazio
ne genetica e la trasmettevano a tutta la loro progenie (e una
singola pianta di arabidopsis produce migliaia di semi!). Ciò
non può essere spiegato in termini di mutazioni nella sequenza
del DNA delle piante sollecitate, perché altrimenti potrebbe es
sere trasmessa al massimo solo a una piccola percentuale della
progenie. D ’altro canto, se la sollecitazione aveva indotto un
cambiamento epigenetico, questo potrebbe avvenire in tutte
le cellule, compreso il polline e le cellule uovo, ed essere tra
smesso all’intera nuova generazione, come pure a molte altre
in futuro. Gli scienziati continuano a elaborare ipotesi circa la
natura del cambiamento epigenetico coinvolto in questi ricor
di, ma al momento la cosa rimane ancora ignota.
Igor Kovalchuk17 ampliò questi studi, includendo altre solle
citazioni sulla variazione genetica nelle piante e nella loro pro
genie, comprendendo il calore e il sale. Lo scienziato mostrò
che queste differenti caratteristiche ambientali aumentano la
frequenza dei riassetti non soltanto nel genoma parentale, ma
anche in quello della seconda generazione. I risultati di Koval
chuk erano affascinanti, perché rivelavano anche più di que
sto. La seconda generazione di piante non soltanto mostrava un
incremento della variazione genetica, confermando i risultati
di Hohn, ma era anche più resistente alle varie sollecitazioni.
In altre parole, i genitori sollecitati avevano originato una pro
genie che cresceva meglio in condizioni difficili rispetto alle
piante normali. Le varie sollecitazioni quasi certamente indu
cevano cambiamenti epigenetici nella struttura della cromati
na dei genitori, e questi cambiamenti venivano trasmessi alla
loro progenie. Lo crediamo, perché il gruppo di Kovalchuk ha
mostrato che trattando la progenie con una sostanza chimica
che spazzava via l’informazione epigenetica, queste stesse pian
te perdevano la loro capacità di prosperare se sottoposte alla
137