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QUEL CHE UNA PIANTA SA


                  All’inizio del ventesimo secolo il fisiologo vegetale Peter
               Boysen-Jensen11 ampliò gli esperimenti di Charles Darwin sul
               fototropismo. Come Darwin, egli tagliò le estremità delle sue
               piantine di avena, ma prima di rimettere nuovamente le estre­
               mità sul troncone della pianta, fece qualcosa di insolito, ma as­
               solutamente ingegnoso. Collocò un leggero strato di gelatina
               o un piccolo pezzo di vetro fra il moncherino e l’estremità, e
               si avvide che, quando illuminava lateralmente le piante, quella
               con lo strato di gelatina si piegava verso la luce, mentre quella
               con il vetro rimaneva diritta. Ciò provò a Boysen-Jensen che il
               segnale deputato a indurla a piegarsi proveniente dall’estremi­
               tà della pianta deve essere solubile, dal momento che eviden­
               temente riusciva a passare attraverso la gelatina, ma non attra­
               verso il vetro. Tuttavia, Boysen-Jensen non sapeva quale fosse
               la sostanza chimica che dalla estremità scendeva fino allo stelo
               per farlo piegare.
                  Nei primi anni Trenta del secolo scorso, gli scienziati hanno
               infine identificato questa sostanza chimica e l’hanno chiamata
               auxina, termine che deriva dalla parola greca per “aumentare”.


































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