Page 33 - Orto. Dal balcone al campo.
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parziali. Di fronte allo spettacolo della natura, restiamo tutti a bocca aperta e a occhi sgranati.
      E pensare a quella piccola pianta di pomodoro sul balcone che prova con tutte le sue forze a

      resistere. Forza, piccola, ce la farai anche tu! Anche un po’ di tifo potrà aiutarla.

         In natura il suolo vive un delicato equilibrio tra formazione e degradazione: gli elementi
      nutritivi vengono consumati e allo stesso tempo rinnovati. La terra così garantisce la propria

      ri-generazione,  mantenendo  un  buon  equilibrio  degli  elementi  grazie  alla  simbiosi  con  i
      vegetali e gli animali, nel rispetto di un principio fondamentale: tutto ciò che essa crea vi fa

      ritorno. Le piante si nutrono delle sostanze disponibili nel suolo, crescono, muoiono, e le loro

      spoglie vegetali vengono decomposte dalle catene alimentari in modo da essere nuovamente
      disponibili per altre piante. Se tutto questo non accadesse, la terra sarebbe talmente carica di

      vegetali e piante morte che, accumulandosi nel tempo, nel giro di qualche anno renderebbero il
      pianeta inospitale. Una vera discarica di residui organici che marciscono sotto il sole. Invece

      tutto questo non accade proprio grazie alla grande fabbrica del suolo, che ha un nome ben

      preciso, Edafon, che indica tutti gli organismi instancabili produttori di humus. Batteri, funghi,
      alghe, protozoi, rotiferi, tardigradi, oligocheri, microinsetti e chi più ne ha più ne metta: è la

      fiera della flora e della fauna, tutto in 20 cm di profondità! La forza rigogliosa della natura è

      data dalla fertilità del suolo, ovvero dalla ricchezza di nutrienti di cui le piante hanno bisogno.
      Una sorta di super dieta molto equilibrata, sana e corretta. Il contenuto minerale del suolo, la

      struttura, i micronutrienti e molto altro derivano in parte dall’attività incessante dell’Edafon:

      senza tutto questo la vita vegetale non sarebbe possibile.
         Quindi, se vogliamo mantenere la fertilità del suolo, dobbiamo alimentare quel ciclo di vita

      invisibile,  senza  mai  interrompere  la  fabbrica  di  humus.  Per  decenni  si  è  lavorato  sulla
      fertilità del suolo puntando su soli tre elementi, azoto, fosforo, potassio, ma il nostro attuale

      bagaglio  di  conoscenze  ci  dice  che  questi  tre  elementi  sono  solo  una  semplificazione  del

      complesso nutrimento delle piante. È come se il dottore vi dicesse di mangiare solo pasta,
      carne e patate, nient’altro. Fu Justus von Liebig, un famoso chimico tedesco, a elaborare, nel

      lontano  1840,  la  cosiddetta  «Legge  dei  minimi»,  uno  dei  pilastri  dell’agricoltura  moderna.
      Secondo  questa  teoria  bastava  fornire  almeno  tre  degli  elementi  più  importanti  per

      determinare la fertilità del suolo e far crescere le piante vigorose e forti.

         L’azoto – l’elemento N della Tavola periodica – stimola fortemente l’accrescimento della
      pianta, si trova nelle proteine, nei protoplasmi cellulari, negli enzimi e nella clorofilla. Infatti

      quando una pianta assimila tanto azoto, prende un colore molto scuro, dovuto all’abbondanza

      di  clorofilla.  Fornendo  il  giusto  apporto  di  azoto,  si  dovrebbero  ottenere  piante  di  grandi
      dimensioni…  Attenti,  però,  a  non  fare  la  fine  dei  protagonisti  del  film  La  piccola  bottega

      degli orrori!
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