Page 28 - Orto. Dal balcone al campo.
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processi di decomposizione dei resti organici di piante, animali o anche dei resti inorganici,
      creando  così  i  mattoni  della  vita,  producendo  acqua,  anidride  carbonica,  ioni  minerali,

      aminoacidi,  proteine,  acidi  organici  ecc.  Questa  abbondante  massa  di  materia  organica  e

      inorganica prende il nome di humus, ed è senza forma, collosa, scura e ricca di sostanze e
      composti molto nutritivi per le piante. La sua potenza è sottovalutata: presente nel suolo nella

      misura  del  5  per  cento  sul  peso  totale,  dall’humus  dipendono  molti  elementi  cruciali:  la

      fertilità e la struttura del suolo, la capacità di assorbire l’acqua, la presenza dell’azoto e di
      molte altre molecole importanti per il nutrimento delle piante.

         Questa ricchezza di vita e le immense catene alimentari fanno del suolo un essere vivente a
      tutti  gli  effetti.  Per  noi  forse  ciò  è  paradossale,  perché  per  essere  una  creatura  vivente  ha

      un’evoluzione troppo lunga, e soprattutto ha una componente inorganica, ma per buona parte la
      terra è materia organica e reagisce come un unico insieme. Certo, quando la zappate non grida,

      e nemmeno reagisce, però qualcosa al suo interno succede, si modifica, e le piante, suoi intimi

      simbionti, ne risentono.
         Comunque, al di là delle teorie, più o meno discutibili, sicuramente la mole di informazioni

      sul suolo che ancora ignoriamo è enorme. Non solo non conosciamo tutta la sua fauna e la

      flora, non sappiamo nemmeno tutti i meccanismi chimici e biochimici che lo regolano.
         Finché  non  sapremo  esattamente  di  cosa  si  nutrono  le  piante,  non  sapremo  mai  come

      crescono.  Che  la  natura  sia  un  mistero  era  già  chiaro  a  uno  scaltro  agricoltore  giapponese

      passato alla storia per aver inventato l’agricoltura naturale, nota anche come agricoltura del
      do-nothing.  Osservando  un  bosco,  Fukuoka  si  rese  conto  dell’incapacità  dell’uomo  di

      comprendere la natura. Essa è una macchina perfetta, produce tutto quello di cui c’è bisogno in
      abbondanza. Una volta compreso questo, Fukuoka decise che bisognava mettere da parte la

      zappa e provare a coltivare in mezzo ai prati selvatici imitando la natura. Secondo il saggio

      giapponese, era tutta fatica sprecata; arare poi è un atto che costa fatica e che comporta ancora
      altra fatica, perché arare crea uno squilibrio nella terra che porta con sé la follia di dover

      riparare  continuamente  il  danno  fatto.  Giustamente,  se  la  terra  in  un  bosco  o  in  un  prato  è
      produttiva, per quale motivo dovremmo ararla? In natura non esiste il suolo nudo!

         Con l’agricoltura noi abbiamo invertito le regole, ma oggi sappiamo che tutto quello che

      bisogna fare è cercare di disturbare il meno possibile la terra, per mantenerla fertile, ricca di
      vita e produttiva.



      Gli strati del suolo

      La terra è come una grande cipolla. Anche la sua epidermide, ovvero la terra che calpestiamo
      e che coltiviamo, è costituita da molti strati:
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