Page 27 - Orto. Dal balcone al campo.
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aspetti negativi: non rimane umido per molto tempo; si raffredda o si scalda con molta
               facilità; si impoverisce in fretta e tende a essere acido;

               lavorazioni indicate: abbondante concimazione; necessita anche di sostanze organiche

               (compost o sovesci) e di pacciamatura abbondante durante l’estate.


      Se  non  vi  sentite  in  grado  di  riconoscere  il  tipo  di  suolo  al  tatto,  usate  un  piccolo  trucco:

      bagnate la terra per qualche minuto fino a formare delle pozzanghere, oppure osservatela dopo
      un forte temporale. Se l’acqua impiega molto tempo ad asciugarsi e le pozzanghere rimangono

      per  giorni,  siete  di  fronte  a  un  terreno  argilloso.  Se  invece  l’acqua  penetra  abbastanza
      velocemente, ma non potete ancora lavorare con facilità il terreno, è limoso. Se infine l’acqua

      sparisce velocemente, anche dopo un fortissimo acquazzone, è un terreno sabbioso.



      La fertilità del suolo e la vita al suo interno
      Sono  attratto  dal  suolo  perché  è  uno  dei  luoghi  più  inesplorati  del  pianeta,  sebbene  lo

      calpestiamo tutti i giorni. Mi colpisce pensare che l’uomo cerchi in tutti i modi di uscire dal

      pianeta  Terra  per  esplorare  lo  spazio,  quando  a  ben  vedere  c’è  un  universo  inesplorato
      proprio sotto i suoi piedi. A sintetizzare il senso di questa incredibile verità riporto una frase

      di Elena Wilken, che nel 1995 ha scritto sulla rivista del World Watch Institute: «La maggior

      parte degli organismi che abitano il suolo devono essere ancora classificati, al ritmo attuale si
      calcola che ci vorranno ancora 800 anni solo per completare l’inventario». Sempre secondo

      Wilken, la terra è una materia in continua evoluzione. La formazione del suolo è un processo

      continuo,  così  come  la  sua  degradazione.  Il  suolo  si  erode,  le  sue  sostanze  nutritive  si
      disperdono e la vita al suo interno muta continuamente. In natura, il suolo si degrada a una

      velocità  minore  rispetto  a  quella  con  cui  si  forma.  Questa  tendenza  si  inverte  nei  terreni
      coltivati, per via dell’attività dell’uomo. Per questa ragione, coltivare dovrebbe limitare il più

      possibile la degradazione. Motore vitale del suolo sono tutti gli organismi che lo abitano: sono

      loro a crearlo, modificarlo e trasformarlo, come in una grandissima fabbrica che non si ferma
      mai, né di giorno né di notte. Un recente studio ha rilevato la presenza di quattromila genomi

      in ogni grammo di suolo. A quanto pare, alcuni dei suoi microrganismi appartengono a nuove
      categorie  tassonomiche  ed  è  impossibile  farli  crescere  in  laboratorio.  Se  prendiamo  come

      misura  un  cucchiaio  da  tè,  possiamo  trovarci  oltre  un  milione  di  microrganismi  e  piccoli

      invertebrati. In un ettaro di bosco, nel primo strato di 15 cm di suolo, c’è una quantità di esseri
      viventi spaventosa: 10.000 kg di batteri, 10.000 kg di funghi, 4000 kg di lombrichi, 380 kg di

      protozoi, 140 kg di alghe ecc.

         Tutti questi abitanti del suolo si nutrono di detriti d’ogni genere: li trasformano durante i
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