Page 91 - Via Crucis
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povero prete è costretto a continue cure e controlli medici. Proprio in quel momento il
prelato è ricoverato in ospedale. Ha bisogno di visite specialistiche urgenti. Le voci sul
suo stato di salute intanto corrono e si moltiplicano: molti lo danno ormai moribondo, in
tanti pensano che difficilmente potrà fare ritorno nel suo appartamento. E Sciacca cosa
fa? Una mossa sorprendente. Chiama l’impresa edile di fiducia, indica il muro
divisorio tra i due appartamenti e chiede che sia parzialmente abbattuto per creare un
passaggio. Ha bisogno di altri preziosi metri quadrati per rendere più accogliente la sua
residenza. Con sorpresa, i muratori eseguono il lavoro assegnato. Una volta creato il
varco nel muro accedono nella casa del sacerdote. In poche ore il gioco è fatto: come
per magia l’abitazione del segretario del Governatorato guadagna un vano, da adibire a
salotto. E l’appartamento dell’inconsapevole e malfermo sacerdote inevitabilmente si
riduce.
Ciò che fa crescere lo stupore è che, oltre al locale, Sciacca «ingloba» anche i mobili
che arredano la stanza, provenienti dalla cosiddetta «floreria», ufficio che si occupa
anche degli arredi della nomenclatura religiosa e che dipende proprio dal
Governatorato dove lui comanda. Gli oggetti personali del sacerdote, invece, vengono
riposti in alcuni cartoni e lasciati nel corridoio della casa, come fossero pronti per un
trasloco. Infine viene murata la porta che dal locale «conquistato» permette di inoltrarsi
nella casa del vicino.
La storia ovviamente provoca sorpresa, ilarità e malumori in curia. Soprattutto quando
l’anziano pastore, che non ha proprio nessuna intenzione di passare a miglior vita, fa
ritorno a casa. Potete immaginare la sorpresa. Appena varca la soglia capisce che
qualcosa non va. Trova l’appartamento cambiato, privo di una stanza. L’uomo però è
troppo vecchio per protestare e chiedere giustizia.
Chi invece non si rassegna è la coraggiosa suora di fiducia, che si confida con alcune
sorelle. Chiede lumi. Molte la invitano alla prudenza, a non esporsi. Ma lei non tollera
questa ingiustizia. E si rivolge direttamente al papa. Scrive così un’appassionata lettera
a Benedetto XVI, nella quale racconta tutta la vicenda, chiedendo equità e misericordia.
Ma siamo negli ultimi mesi del pontificato e in poche settimane la situazione cambia
irreversibilmente: l’anziano sacerdote muore, Ratzinger si dimette, Francesco accede al
soglio pontificio. E la musica cambia.
Monsignor Sciacca viene «dimesso» dal santo padre dopo appena cinque mesi di
pontificato. Senza alcun indugio, gli viene notificato il biglietto di trasferimento a nuovo
incarico. In pochi giorni deve lasciare il proprio ufficio al Governatorato e prendere
possesso del nuovo. Si fa talmente tutto in fretta per ricollocare Sciacca che nemmeno
si attende che si liberi una casella di pregio nella nomenclatura del potere della Santa
sede. Per lui viene creata una nuova figura ad personam presso il Supremo tribunale
della Segnatura apostolica, in pratica il tribunale che si occupa di cause giudiziarie e