Page 94 - Via Crucis
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realtà della curia romana (in via del tutto esemplificativa e non esaustiva risultano ancora beni immobili intestati alla
            Camera apostolica, al collegio dei cardinali…) viceversa (risultano, nda) proprietà immobiliari ancora formalmente
            intestate alla Santa sede ma da tempo in pieno godimento e uso, sovente senza alcun titolo contrattuale, a parrocchie
            e istituti religiosi. […] Allo stato attuale rimangono irrisolte delicate questioni relative sia al profilo fiscale sia a quello
            genericamente  ricollegabile  alla  responsabilità  nascente  dalla  detenzione  dei  beni.  […]  Tali  immobili,  sebbene
            considerati  esenti  da  imposte  in  quanto  «formalmente»  dichiarati  come  connessi  a  «esigenze  di  culto»,  risultano
            invece, in molti casi, destinati a usi diversi (anche commerciali) senza che sia possibile un controllo o un riscontro da
            parte  di  questa  amministrazione,  alla  quale  resta  ignoto  il  reale  e  concreto  utilizzo  dei  cespiti.  La  richiamata
            problematica  fiscale  è  molto  rilevante  perché  l’esenzione  da  imposte  è  riconosciuta  come  stretta  conseguenza
            dell’uso «per ragioni di culto»: essa viene meno in ipotesi di distrazione da tale uso a seguito della quale l’Apsa resta
            esposta ad accertamenti fiscali.

          Altra spina: il patrimonio ineluttabilmente invecchia, necessita quindi di ristrutturazioni
          che  rendono  molto  oneroso  il  mantenimento.  Ad  esempio,  per  l’esercizio  del  2014,
          l’Apsa ha preventivato 4,5 milioni per manutenzioni straordinarie programmate e altri

          4,7  milioni  per  lavori  su  immobili  a  uso  istituzionale,  come  quelli  da  compiere  sul
          palazzo  del  Sant’Uffizio.  Tutto  questo  riguarda  un  solo  ente,  che  in  un  anno  deve
          preventivare almeno 9,2 milioni di spese di manutenzione.
            Inoltre, quando il Governatorato decide d’intervenire su un edificio, non sempre sono
          adottate  le  procedure  d’appalto  previste  nella  maggioranza  dei  paesi  dell’Unione

          europea. Capita molto spesso che le imprese siano scelte a «chiamata diretta», e che sia
          avviata una licitazione privata, lasciando ampi margini alla discrezionalità. In questo
          modo non vengono chiesti preventivi per spuntare il prezzo migliore. Com’è possibile

          tenere i costi sotto controllo?
            Era stato proprio papa  Francesco a denunciare questo fatto davanti ai cardinali nel
          simposio  del  luglio  2013.  E  la  situazione  puntualmente  emerge,  mesi  dopo,  nelle
          indagini  sui  cespiti  fatte  dalla  commissione  pontificia  Cosea.  Un  esempio  è  la
          manutenzione  straordinaria  degli  immobili  dell’Apsa,  adibiti  a  uso  istituzionale,

          prevista per il bilancio del 2014.  Molti dei lavori messi in agenda non si sa quanto
          costeranno.  Soprattutto quelli che riguardano le «opere varie edilizie, impiantistiche,
          arredative  e  di  restauro  necessarie  all’ottenimento  dell’attestato  di  prevenzione

          incendi».
            I  casi  esaminati  sono  due.  Riguardano  lo  storico  Palazzo  di  San  Callisto  e  la
          Cancelleria, splendido esempio di edificio rinascimentale che ospita i tribunali della
          Santa sede: la Penitenzieria apostolica, la Segnatura e la Rota romana. «In assenza di un
          progetto definitivo – si legge nella documentazione interna – viene stanziata una somma

          provvisoria pari a 254.257 euro» per ogni intervento.
            D’altro  canto,  cardinali,  vescovi  e  burocrati  tengono  molto  al  decoro  del  loro
          appartamento.  Vogliono  che  tutto  funzioni  alla  perfezione,  che  i  serramenti,  la

          rubinetteria,  i  termosifoni  siamo  sempre  efficienti,  che  sia  assicurata  la  periodica
          tinteggiatura delle pareti. Così, sempre l’Apsa, non si dimentica di stanziare una somma
          «per il riordino di alloggi destinati ai Superiori della curia romana», come accade in
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