Page 97 - Via Crucis
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un’adeguata strategia per l’uso (dei beni immobiliari, nda).
A Roma l’Apsa diversifica i canoni di locazione in tre modi: per tipologia di contratto
(nuovo o rinnovo), per soggetto contraente (dipendenti, pensionati ed esterni) e per
zone. A seconda della zona si va così da 5 euro al metro quadrato/mese a Castel
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Gandolfo e Ladispoli a 9,88 euro per gli attici in centro. Questo significa che per uno
splendido attico in un palazzo d’epoca che si affaccia su piazza San Pietro si
pagheranno solo 1000 euro al mese. Prezzi davvero supercalmierati. I pensionati, poi,
usufruiscono di una riduzione aggiuntiva del 15 per cento rispetto ai dipendenti.
Ma è nei contratti con i cosiddetti «esterni», ovvero privati e società che non sono alle
dipendenze della Santa sede, che lo sconto rimane inspiegabile. Palazzo per palazzo,
l’Apsa adotta sulla carta precise tabelle che indicano i canoni da far applicare. Si
pagano al massimo 26 euro al metro quadrato/mese per una bella casa in via dei
Coronari, nel centro storico con vista mozzafiato sulla capitale. E anche qui siamo fuori
mercato. Ma c’è di più. Oltre a essere ridotte, le somme stabilite nelle tabelle per gli
affitti agli «esterni» di rado corrispondono a quelle realmente richieste e dunque
effettivamente pagate. Nel 50 per cento dei casi le pigioni riscosse sono di gran lunga
inferiori persino ai minimi tabellari. Per questo i consulenti arruolati dalla
commissione sollevano diverse perplessità:
Scostamento dei canoni applicati rispetto a tariffe pre-determinate, mancato adeguamento del canone in conseguenza
a variazione dello «status» del locatario, eccessiva morosità e carenza informativa dei documenti. L’analisi
sistematica dei dati evidenzia il frequente scostamento dei canoni applicati da quelli pre-determinati, sia tra diversi
immobili appartenenti alla stessa zona di tariffa, sia all’interno dello stesso immobile.
Appare singolare che la tariffa applicata ai contratti di locazione relativa ad appartamenti destinati a richiedenti
esterni sia inferiore al minimo di riferimento in almeno 259 casi su un totale di 515. […]
Un cenno particolare merita la tematica del sistema delle garanzie a tutela della solvibilità degli affittuari. Se il rischio
è sostanzialmente inesistente nei confronti dei dipendenti e dei pensionati vaticani diventa invece concreto con gli
esterni. In taluni casi l’importo della garanzia sembrerebbe non adeguatamente proporzionato al valore del contratto.
Ci riferiamo in particolare al cliente Banca Intesa che a fronte di un canone annuo di 163.369 euro ha prestato un
deposito cauzionale di soli euro 1894 pari all’1,16 per cento del canone annuale. Peraltro l’istituto di credito ci risulta
abbia una situazione debitoria precedente confusa e incagliata (questo all’epoca della relazione di RB che porta la
data del 9 ottobre 2013, nda).
Colpisce che tra i clienti esterni vi sia anche una banca e che questa sia «facilitata» al
punto da pagare un deposito cauzionale ridicolo, quando per dimensioni e
autorevolezza non ne avrebbe di certo bisogno. Paradossale è poi l’annotazione relativa
alla «situazione debitoria confusa e incagliata», riferita a uno dei maggiori istituti di
credito italiani. Solo innocenti distrazioni?
Anche le morosità continuano ad aumentare a dismisura. Per la sola Propaganda Fide
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ammontano a 3,9 milioni, dei quali oltre un terzo, 1,6 milioni, riferibili solo ai primi
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nove mesi dell’anno. All’Apsa, invece, le morosità ammontano a 2,9 milioni e
costituiscono il 9 per cento rispetto al totale del patrimonio in affitto. Si registra
persino un fenomeno del tutto nuovo e inconsueto. Senza concordarlo con la proprietà,