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un’adeguata strategia per l’uso (dei beni immobiliari, nda).


          A Roma l’Apsa diversifica i canoni di locazione in tre modi: per tipologia di contratto
          (nuovo  o  rinnovo),  per  soggetto  contraente  (dipendenti,  pensionati  ed  esterni)  e  per
          zone.  A  seconda  della  zona  si  va  così  da  5  euro  al  metro  quadrato/mese  a  Castel
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          Gandolfo e Ladispoli a 9,88 euro per gli attici in centro.  Questo significa che per uno
          splendido  attico  in  un  palazzo  d’epoca  che  si  affaccia  su  piazza  San  Pietro  si
          pagheranno solo 1000 euro al mese. Prezzi davvero supercalmierati. I pensionati, poi,
          usufruiscono di una riduzione aggiuntiva del 15 per cento rispetto ai dipendenti.

            Ma è nei contratti con i cosiddetti «esterni», ovvero privati e società che non sono alle
          dipendenze della Santa sede, che lo sconto rimane inspiegabile. Palazzo per palazzo,
          l’Apsa  adotta  sulla  carta  precise  tabelle  che  indicano  i  canoni  da  far  applicare.  Si
          pagano  al  massimo  26  euro  al  metro  quadrato/mese  per  una  bella  casa  in  via  dei

          Coronari, nel centro storico con vista mozzafiato sulla capitale. E anche qui siamo fuori
          mercato. Ma c’è di più. Oltre a essere ridotte, le somme stabilite nelle tabelle per gli
          affitti  agli  «esterni»  di  rado  corrispondono  a  quelle  realmente  richieste  e  dunque
          effettivamente pagate. Nel 50 per cento dei casi le pigioni riscosse sono di gran lunga

          inferiori  persino  ai  minimi  tabellari.  Per  questo  i  consulenti  arruolati  dalla
          commissione sollevano diverse perplessità:

            Scostamento dei canoni applicati rispetto a tariffe pre-determinate, mancato adeguamento del canone in conseguenza
            a  variazione  dello  «status»  del  locatario,  eccessiva  morosità  e  carenza  informativa  dei  documenti.  L’analisi
            sistematica dei dati evidenzia il frequente scostamento dei canoni applicati da quelli pre-determinati, sia tra diversi
            immobili appartenenti alla stessa zona di tariffa, sia all’interno dello stesso immobile.
            Appare  singolare  che  la  tariffa  applicata  ai  contratti  di  locazione  relativa  ad  appartamenti  destinati  a  richiedenti
            esterni sia inferiore al minimo di riferimento in almeno 259 casi su un totale di 515. […]
            Un cenno particolare merita la tematica del sistema delle garanzie a tutela della solvibilità degli affittuari. Se il rischio
            è sostanzialmente inesistente nei confronti dei dipendenti e dei pensionati vaticani diventa invece concreto con gli
            esterni. In taluni casi l’importo della garanzia sembrerebbe non adeguatamente proporzionato al valore del contratto.
            Ci riferiamo in particolare al cliente Banca Intesa che a fronte di un canone annuo di 163.369 euro ha prestato un
            deposito cauzionale di soli euro 1894 pari all’1,16 per cento del canone annuale. Peraltro l’istituto di credito ci risulta
            abbia una situazione debitoria precedente confusa e incagliata (questo all’epoca della relazione di RB che porta la
            data del 9 ottobre 2013, nda).

          Colpisce che tra i clienti esterni vi sia anche una banca e che questa sia «facilitata» al
          punto  da  pagare  un  deposito  cauzionale  ridicolo,  quando  per  dimensioni  e

          autorevolezza non ne avrebbe di certo bisogno. Paradossale è poi l’annotazione relativa
          alla «situazione debitoria confusa e incagliata», riferita a uno dei maggiori istituti di
          credito italiani. Solo innocenti distrazioni?
            Anche le morosità continuano ad aumentare a dismisura. Per la sola Propaganda Fide

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          ammontano a 3,9 milioni,  dei quali oltre un terzo, 1,6 milioni, riferibili solo ai primi
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          nove  mesi  dell’anno.  All’Apsa,  invece,  le  morosità  ammontano  a  2,9  milioni   e
          costituiscono  il  9  per  cento  rispetto  al  totale  del  patrimonio  in  affitto.  Si  registra
          persino un fenomeno del tutto nuovo e inconsueto. Senza concordarlo con la proprietà,
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