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Il figlio del braccio destro di Marcinkus gestisce la liquidità del Vaticano

          Sono  dieci  anni  che  monsignor  Scarano  coltiva  i  suoi  affari  personali,  senza  che,
          apparentemente, nessuno se ne accorga. Al di là delle responsabilità individuali che
          verranno accertate nel processo ancora in corso, chi lo proteggeva? Ma c’è un ulteriore

          profilo che stupisce ancora di più.
            All’Apsa,  il  capo  del  disinvolto  monsignore  non  è  un  banchiere  qualunque.
          Coincidenza vuole che sia Paolo Mennini, figlio dell’ex braccio destro di Marcinkus

          che nel 1987 rischiò l’arresto. Le colpe presunte dei padri non ricadono certo sui figli,
          Mennini  non  risulta  nemmeno  indagato  nel  procedimento,  ma  la  coincidenza  rimane
          quantomeno  sospetta.  Soprattutto  dopo  l’arresto  di  Scarano.  E  colpisce  i  nuovi
          porporati  scelti  da  Francesco,  che  conoscono  ancora  poco  delle  dinamiche  e  della
          recente storia finanziaria dei sacri palazzi.

            Dal  2002  Mennini  è  al  vertice  della  sezione  straordinaria  dell’Apsa,  quella  che
          gestisce la liquidità della Santa sede. È un uomo di potere. Vive in un appartamento di
          174 metri quadrati, in un bel palazzo in via di  Porta Angelica, a due passi da  Porta

          Sant’Anna, uno degli ingressi principali alla Città del Vaticano. Anche per lui un affitto
          assai accessibile e fuori mercato visto che paga per questa ampia casa solo 843 euro al
          mese.  Il  suo  ruolo  è  nevralgico  nella  ragnatela  finanziaria  della  Santa  sede.  Sia  nel
          coordinamento delle attività di tutte le immobiliari estere che gestiscono un patrimonio
          di 591 milioni di euro, sia per quanto riguarda i conti correnti.

            Ed  è  proprio  su  questa  amministrazione  che  la  task  force  di  Francesco  cerca  di
          vederci  chiaro.  Qui  infatti  erano  operative  102  posizioni.  Da  quando
          Moneyval – l’organismo del Consiglio d’Europa per la valutazione delle misure di lotta

          contro il riciclaggio di denaro – ha iniziato a fare le verifiche, sono stati rapidamente
          chiusi 31 depositi, intestati a soggetti, enti o società non chiari o che non avevano titoli
          adatti, facendo scendere le posizioni a 71. Che ora sono state tutte attribuite. Tra queste,
          sei a enti: Associazione  SS.  Pietro e  Paolo,  Circolo san  Pietro,  Ordine equestre del
          Santo  Sepolcro,  Ospedale  Bambin  Gesù,  Fédération  internationale  des  associations

          médicales Catholiques, International Association of Catholic Hospitals. Due a società
          affiliate che si occupano di palazzi in Francia e Svizzera: la immobiliare Sopridex Sa
          (Società Anonima) di Parigi e la Profima Sa Société Immobilière et de Participations di

          Ginevra.  Infine,  il  conto  personale  del  cardinale  Giovanni  Lajolo  già  al  vertice  del
          Governatorato e altri conti rimasti riservati.
            Ma dai report che arrivano si capisce che l’analisi dei conti riserva sempre sorprese.
          Ad esempio, l’8 novembre 2013, nell’incontro a Parigi del gruppo di lavoro, sarà il
          consigliere Jean-Baptiste de Franssu a evidenziare come


            sono stati identificati 89 conti, e rispetto ai 74 iniziali se ne sono individuati altri 15 perché Apsa aveva a che fare con
            la  loro  chiusura  imminente.  Di  questi,  43  sono  istituzionali  perché  hanno  il  consolidato  in  Santa  sede,  46  non
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