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Quei rischi su 10 miliardi di investimenti

          Francesco  vuole  anche  sapere  come  vengono  gestite  le  immense  somme  di  denaro
          custodite  nei  forzieri,  frutto  di  ricavi,  offerte,  eredità  e  oboli.  Questo  patrimonio  è
          messo  a  reddito?  Dove  e  secondo  quali  criteri?  Gli  investimenti  rappresentano  una

          delle maggiori fonti di guadagno per i conti del Vaticano: garantiscono degli interessi
          che possono pagare gli alti costi della curia e aiutare l’azione evangelica. Ma anche qui
          sono esposti a rischi altissimi che emergono in tante amministrazioni. A iniziare proprio

          dall’Apsa:

            Svariate istituzioni vaticane gestiscono beni appartenenti a istituzioni della Santa sede, per un valore di 4 miliardi di
            euro, e beni a nome di terzi, per altri 6 miliardi, per un totale di 10 miliardi di euro. Di questi, 9 sono investiti in titoli e
            uno in beni immobiliari. Mancanze importanti sono state identificate nella governance, nel processo di investimento e
            nella distribuzione degli stessi.  Un esempio viene dalla diversificazione del portafoglio finanziario dell’Apsa da 1,1
            miliardi di euro a partire dal settembre 2013. Gli investimenti del 60 per cento dei clienti dell’Apsa sono concentrati su
            4 o meno titoli. Su 60 clienti dell’Apsa, con un portafoglio attuale di 1,1 miliardi, 35 sono esposti a un tasso di rischio
            molto alto nei portafogli, rischio di perdita di valore per assenza di diversificazione.
            Altro esempio specifico viene dalla concentrazione di certificati di deposito (CD) dell’Apsa in banche emittenti. Dei
            255 milioni investiti l’80 per cento è investito presso (un unico istituto di credito, nda) Banca Prossima, creando alta
            esposizione al rischio finanziario. L’Apsa è un’entità ibrida che conduce troppe funzioni: dalla gestione del patrimonio
            a servizi a pagamento simili a una banca commerciale, alla procura di liquidità di ultima istanza, alla fornitura di servizi
            di supporto (risorse umane, informatica, approvvigionamento) ad altre entità della Santa sede.
          In  un  momento  di  congiuntura  economica  particolarmente  negativa,  i  rischi  di

          concentrare gli investimenti, addirittura l’80 per cento, in un unico istituto di credito o
          su pochi titoli, sono davvero rilevanti. Non si trova spiegazione – nei documenti da noi
          visionati – sul motivo che spinse i prelati curiali a scegliere Banca Prossima, ma di

          certo fu una scelta che mise il risparmiatore – in questo caso lo stesso Vaticano – in una
          situazione  di  rischio.  Rimanendo  sempre  al-l’Apsa,  dalle  verifiche  della  società  di
          consulenza  Promontory  sono  emerse  ben  92  disfunzioni  con  diverse  «tipologie  di
          rischio». Ecco le più rilevanti:

            1.  Reputazione:  alcuni  conti  correnti  identificati  con  attività  sospetta  (sono  stati, nda)  consegnati  all’Aif  (l’organo
            interno  di  controllo).  2.  Perdita  di  reddito:  procedure  deboli  per  la  gestione  dei  beni  immobili, performance
            insufficiente  di  titoli.  3.  Gestione  patrimoniale,  il  Comitato  d’investimento  è  inefficace.  4.  Livello  operativo:  uso  di
            ordini cartacei. Non affrontare i rischi identificati potrebbe comportare potenziali importanti perdite finanziarie per la
            Santa sede, inabilità di rilevare transazioni sospette e di continuare a procurare liquidità alla Santa sede.

          Di  fronte  a  questa  situazione  siamo  in  grado  di  affermare  che  la  rivoluzione  di
          Francesco accelera con obiettivi e strategie precise: i cardinali della vecchia guardia
          non vengono destituiti per evitare scandali e clamore ma di fatto «commissariati», come

          Versaldi alla Prefettura, con l’affiancamento del coordinatore di Cosea, Vallejo Balda,
          o Calcagno all’Apsa, con un «cordone sanitario» di controllo.
            Nel frattempo Francesco prepara una nuova svolta. Tutta la struttura economica della
          Santa sede viene ridisegnata, sdoppiando la segreteria di Stato per alleggerire il suo
          enorme potere. Al cardinale Parolin e al suo vice Giovanni Angelo Becciu rimarrà la
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