Page 76 - Via Crucis
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Vaticano ma sono gli unici ad avere l’indispensabile background in materia. Il 12 e il
13 novembre 2013 a Madrid si tiene una riunione fiume con una squadra composta da
dodici analisti strategici che pochi giorni dopo si trasferiscono a Roma per mettersi al
lavoro. C’è da passare al vaglio tutta la contabilità, i conti e la gestione del cuore
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economico del piccolo Stato del Vaticano. Si costituisce così il quarto team
operativo, dopo quello sui bilanci, sull’Obolo di san Pietro, sulle spese per beati e
santi.
Nel mirino finisce ora l’attività del Governatorato, organismo con 1900 dipendenti
che esercita il potere esecutivo in Vaticano. Ha un ruolo nevralgico per l’economia
della Santa sede visto che si occupa «della gestione del coordinamento delle attività
destinate al funzionamento dello Stato». Controlla attività commerciali, culturali,
manutenzione degli edifici e quindi appalti, motorizzazione e forniture: dall’energia ai
telefoni, dal tabacco ai computer per gli uffici. Da questo organismo dipendono anche
le strutture che garantiscono alcuni tra i più significativi flussi di denaro che arrivano
nelle casse della Santa sede. In pochi sanno che in Vaticano esiste una vera e propria
rete commerciale, con un supermarket, due dei sette distributori di benzina di
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proprietà, un negozio di abbigliamento, la profumeria, la tabaccheria e un’attività
dedicata alla vendita di elettronica di consumo.
Anche su questo fronte Francesco raccoglie segnalazioni che lo lasciano perplesso
tanto da chiedere subito informazioni dettagliate e precise. Già alla prima richiesta di
atti e documentazione che la commissione aveva spedito a fine luglio, né il presidente
del Governatorato, il cardinale Giuseppe Bertello, né il segretario generale, monsignor
Giuseppe Sciacca, erano riusciti a fornire risposte soddisfacenti ed esaustive. Il 31
luglio 2013 i due avevano scritto al capo della Prefettura Versaldi:
Eminenza Reverendissima,
[…] Mi premuro segnalare che il Governatorato per l’esercizio delle finalità istituzionali cui è preposto ha emesso
nell’anno in corso 18.850 ordinativi d’acquisto di beni e/o servizi (alcuni dei quali in esecuzione dei contratti in
essere). Gli ordini posti in essere negli esercizi precedenti e, a oggi, ancora non completamente evasi dal fornitore
ammontano invece a 4649, per un totale di 23.499 documenti (il cui 60 per cento circa relativo all’acquisto di beni
destinati alla rivendita). Per tali operazioni non è stata prodotta alcuna documentazione e si attendono in merito
indicazioni.
Due mesi dopo parte un controllo a tappeto, ufficio per ufficio. Si inizia dagli inventari
dei magazzini, per capire se le merci indicate a bilancio, tra cui quelle citate nella
lettera di Bertello, corrispondono realmente a quelle possedute. Il risultato è
incredibile: «Non sono stati trovati beni – si evidenzia nella relazione riservata ai
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cardinali – durante il conteggio degli stock». Cioè manca parecchia merce all’appello.
Merce che invece nei bilanci gestionali compare. La situazione è allarmante e riguarda
quasi tutti gli esercizi commerciali: «Durante gli ultimi due anni – prosegue il
documento – ci sono state perdite di 1,6 milioni di euro, in seguito a differenze di