Page 75 - Via Crucis
P. 75
delegittimati per aver cercato di fare pulizia, come monsignor Carlo Maria Viganò. In
tre anni la società Cap Gemini Ernst & Young si è fatta pagare una somma astronomica:
ben 10 miliardi di vecchie lire (5,6 milioni di euro) per una consulenza sul sistema
contabile vaticano. Certamente un’iniziativa giusta ma pagata troppo e che non è servita
a nulla. Nicolini non nasconde gli entusiasmi e le delusioni dell’epoca.
Fu un momento di grande onerosità ma anche di grande riflessione per una struttura che da un punto di vista
amministrativo e gestionale appariva alle soglie del XXI secolo inadeguata e incapace a tenere il passo dei tempi e a
53
fornire risposte in termini non solo di efficienza ma anche e soprattutto di equità e trasparenza.
Seguirono poi altri progetti di ammodernamento molto ambiziosi. Nell’aprile del 2008
fu avviato da Tarcisio Bertone il cosiddetto Project One (P1), tuttora in corso. Consiste
nello sviluppo di un’unica piattaforma informatica di dati, contabili e gestionali. Un
sistema, in altre parole, che prevede gli stessi criteri contabili e un’unica gestione di
tutti gli organismi che dipendono dallo stesso ente. Grazie a Project One, per esempio,
la biglietteria dei Musei vaticani, oggi, è completamente informatizzata.
Il sistema però è da considerarsi già vecchio perché non dialoga con gli altri dicasteri
presenti nella Santa sede: dalla Prefettura all’Apsa, allo Ior, alla segreteria di Stato.
Così anche Project One rischia di rimanere un investimento importante ma fine a se
54
stesso. L’obiettivo di questi sistemi informatici costati cifre pazzesche era riuscire ad
avere una visione d’insieme di tutta la gestione della Santa sede. Una visione d’insieme
che molti preferiscono invece nascondere visto quanto scopriranno gli uomini della
commissione di Francesco analizzando la situazione del Governatorato.
Già nel 2009-10 un’analisi riservata di McKinsey sui conti dell’ente aveva fatto
emergere una situazione disastrosa. Diversi centri di spesa – come quelli relativi alla
manutenzione – presentavano costi maggiori dal 200 e fino al 400 per cento rispetto alle
tariffe di mercato. Era stato il presidente del Governatorato dell’epoca, il cardinale
Giovanni Lajolo, a chiedere al banchiere Ettore Gotti Tedeschi di aiutarlo per mettere
in ordine il bilancio. Gotti Tedeschi chiese i conti reali del dicastero e la consulenza
pro bono degli analisti di McKinsey. I dati allarmanti dell’emorragia finanziaria
finirono sulla scrivania di monsignor Viganò, l’uomo scelto da Benedetto XVI per fare
pulizia. Viganò si mise al lavoro ma appena iniziò a toccare interessi di aziende e
gruppi ben introdotti in Vaticano fu vittima di una campagna mediatica di
delegittimazione che convinse Ratzinger a mandarlo a Washington. In esilio. E al
Governatorato per anni tutto è continuato come prima.
Questo ente amministra una significativa quantità di denaro. Transazioni, contratti,
forniture che vanno esaminati con rapidità. Per un’azione incisiva e rapida vengono
coinvolti gli analisti strategici di Ernst & Young che già quattordici anni prima avevano
lavorato per il Governatorato. Questa volta a entrare in azione sono i funzionari di Ernst
& Young Spagna. In passato avevano preparato parcelle molto pesanti nei confronti del