Page 78 - Via Crucis
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Un paradiso fiscale dove nessuno paga le tasse
Il timore è che questo ammanco in realtà nasconda un’enorme truffa finanziaria. Per
capire serve però una premessa. Per fare acquisti vantaggiosi fuori le mura il
Governatorato rilascia le poco conosciute «esenzioni personali da Iva»: si tratta di
documenti che consentono a cittadini e dipendenti vaticani di comprare «beni o servizi»
a prezzi assai ridotti, appunto perché privi dell’Iva, l’imposta sul valore aggiunto
presente in 63 paesi al mondo. Per poter effettuare questi acquisti senza carichi fiscali è
necessario che gli stessi siano usufruiti «all’interno dello Stato Vaticano o da parte di
residenti vaticani».
Il beneficio fiscale però spiana la strada a una possibile truffa. Qualcuno potrebbe
fingere di acquistare i beni all’ingrosso per il Vaticano (esenti da Iva) per poi
rivenderli al dettaglio fuori dal Vaticano, incassando così anche quella somma
normalmente destinata all’erario.
Può essere questo il caso dei 10mila volumi spariti ma potrebbe trattarsi anche di una
pratica più diffusa. Per capire meglio può forse essere utile un semplice esempio. Un
signore con la sua «esenzione personale» acquista all’ingrosso venti computer che dice
essere destinati agli uffici vaticani e che quindi avranno un prezzo esente da Iva.
Ottenuta la merce, lo stesso signore non la porterà in Vaticano ma la venderà a prezzo
pieno in Italia o in un altro paese dell’Unione europea guadagnando quella parte di Iva,
il 20 per cento, che mai verrà versata all’erario. Un autentico inganno. Il sospetto è che
qualcuno in Vaticano se ne approfitti, disponendo questi acquisti solo sulla carta.
Un timore che per la commissione pontificia d’inchiesta è più che solo un’ipotesi. «Un
individuo potrebbe acquistare i prodotti – si legge nei rapporti agli alti prelati – e
consumarli al di fuori del Vaticano o addirittura venderli in Italia senza alcun controllo,
apportando un considerevole rischio di reputazione (non finanziario) alla Santa sede.» 58
Se infatti dovesse un giorno emergere questa truffa all’erario, il danno di immagine
sarebbe davvero considerevole. Certo, sarebbe «non finanziario», come scrivono i
consulenti operativi che lavorano per la commissione, ma ugualmente grave.
Il fatto che non siano evidenziati casi specifici non lascia spazio all’ottimismo. Anzi.
In Vaticano questo tipo di compravendite avviene «senza alcun controllo», come
giustamente sottolineano gli uomini di Francesco. Se nessuno controlla, sarà
impossibile scoprire questi traffici occulti. Altre ombre arrivano dai passaggi di valuta
tra Italia e Vaticano. Nel 2012 sono state registrate 598 dichiarazioni di valuta in
entrata in Vaticano e 1782 in uscita, con destinazione Italia. Nello stesso periodo,
all’ufficio doganale di RomaUno gli interessati hanno presentato appena 13
dichiarazioni in entrata per il Vaticano e solo 4 in uscita. Dati che potrebbero essere le
spie di una importante evasione fiscale.
Non si tratta solo di attività illegali. In Vaticano non sfugge che la questione è assai