Page 81 - Via Crucis
P. 81
«Chiudere i negozi in Vaticano, danneggiano la missione della Chiesa»
Ma tutte queste attività commerciali sono davvero in linea con la missione pastorale
della Chiesa? La vendita di profumi ha qualcosa a che vedere con lo spirito del
Vangelo? Sono anche queste le domande che gli esperti scelti da Francesco si pongono
e che rivolgono agli analisti di Ernst & Young Spagna per avere un parere commerciale
e di indirizzo strategico. La conclusione si può riassumere in un prospetto molto chiaro
che abbiamo avuto modo di visionare. Profumerie, negozi di elettronica, tabacchi,
farmacie e supermarket vengono descritti come attività «no fit (non adeguate, nda)». Si
tratta di negozi privi di reale contributo alla missione evangelica. Al tempo stesso, per
la loro attività, sono portatori di rischi per la reputazione e l’immagine della Chiesa.
La commissione pontificia fa propri questi allarmi. Li indica a Francesco,
denunciando tutte quelle «attività commerciali che non sono in linea con l’immagine
pubblica della Santa sede e ne danneggiano la missione: tabacco, profumeria,
61
abbigliamento, prodotti elettronici, benzina». Una posizione dura che non lascia
spazio ai dubbi. Per gli uomini del papa è dannoso che in Vaticano si vendano sigarette,
hi-fi, profumi, abiti da uomo e da signora. I consiglieri di Francesco suggeriscono
misure radicali:
Bisogna esaminare le attività commerciali e culturali per ridurre il rischio finanziario e reputazionale, e rafforzare la
loro sintonia con la missione della Chiesa. (E quindi, nda) cessare tutte quelle attività che danneggiano l’immagine
della Santa sede.
Vanno quindi chiusi quei negozi considerati inopportuni e, al tempo stesso, bisogna
convertire gli esercizi commerciali con l’obiettivo di «migliorare tutte quelle attività
che rafforzano la missione della Chiesa: musei, filatelia, numismatica e attività per i
pellegrini». Il papa e i suoi uomini più fidati credono fortemente in un cambio di
indirizzo che favorisca la valorizzazione dei musei, visto che rappresentano un’enorme
fonte di reddito. I dati evidenziati da Ernst & Young sono confortanti.
Musei vaticani: aumento dei ricavi del 6 per cento, mentre i costi sono in crescita del 9 per cento; l’84 per cento delle
entrate è generato dalla vendita dei biglietti, e l’altro 16 per cento proviene da ristorazione, souvenir e bookshop,
radioguide delle sale (attività in outsourcing). La direzione dei musei è la direzione che attualmente all’interno del
Governatorato impiega il maggior numero di persone (circa 700) e genera il maggior ritorno economico (previsto un
ricavo totale di 105 milioni nel 2013). I ricavi dei musei nel 2006 erano di circa 62 milioni. Gli utili dal 2006 al 2012
sono passati da 33 a 54 milioni. Nel 2012 i costi totali dei musei sono stati di circa 24 milioni (la maggior parte dovuti
al personale). Previsti 5,5 milioni di visitatori nel 2013: le visite hanno una forte oscillazione e possono andare da
10.000 a 22/25.000 al giorno.
Dalla vendita dei biglietti i ricavi più consistenti.
I biglietti acquistati online prevedono un diritto di emissione di 4 euro. Questo diritto di emissione genererà nel 2013
circa 10 milioni di euro. Nel 2013 è previsto che i biglietti venduti online peseranno per un totale del 70 per cento sul
totale dei biglietti venduti. La maggior parte dei ricavi generati dai musei è dovuta alla vendita dei biglietti (circa il 90
per cento del totale). Il resto è dovuto ai sei punti di ristorazione (da 3,7 milioni nel 2006 a 5,2 milioni nel 2012). La
società esterna che si occupa di ristorazione riconosce al Vaticano una percentuale sul ricavato del 25,5 per cento.
L’attuale contratto prevede che la società esterna si rifornisca dallo Stato Città del Vaticano per l’acquisto della