Page 70 - Via Crucis
P. 70
Verifica a campione: 94 milioni di fondi extracontabili
In parallelo, gli uomini della task force di Francesco passano al setaccio i conti degli
enti della Santa sede. È noto che i bilanci del Vaticano sono sempre stati visti con un
certo scetticismo dalla comunità bancaria internazionale e dagli organi istituzionali
deputati al controllo della trasparenza, a iniziare da Moneyval. Già nel luglio del 2012,
nel primo rapporto di mutua valutazione, Moneyval aveva individuato numerose lacune
nella gestione del denaro. Le norme antiriciclaggio adottate nei paesi moderni avevano
trovato forti resistenze nei sacri palazzi. Chi combatteva per la trasparenza finiva in
disgrazia. Come il siluramento, già ricordato, di monsignor Viganò e quello altrettanto
tempestoso del presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, dimissionario il 24 maggio
2012.
Anche durante il primo anno del papato di Francesco si scopre dentro le mura che i
bilanci non seguono affatto le procedure contabili più diffuse, moderne e trasparenti.
Anzi, quando i commissari voluti dal papa passano al vaglio i conti, emerge una
situazione ancora peggiore di quella prospettata. «Ci sono somme significative di
denaro – si legge nel documento in nostro possesso, che verrà sottoposto ai cardinali
nel febbraio del 2014 –, proprietà e beni che non sono registrati nei bilanci annuali
50
della Santa sede.» In altre parole, «esiste una quantità non identificata di denaro che
non è registrata nei conti bancari».
È la denuncia di un sistema che dura dai tempi di Marcinkus e degli scandali allo Ior,
e che è stato occultato nei momenti di crisi, per evitare le riforme, ma che poi riemerge
con forza appena superata l’emergenza. Somme di denaro su conti correnti di fondazioni
benefiche inesistenti. Beni nascosti e fuori bilancio. Titoli parcheggiati al di là della
contabilità ordinaria, pronti per essere usati per fini poco chiari. L’allarme, come
abbiamo visto, era già stato sommariamente lanciato più volte dai revisori
internazionali, che avevano denunciato la presenza di «tesoretti», una sorta di doppia
contabilità da parte di alcune amministrazioni. La segnalazione al papa non era caduta
nel vuoto. Anzi, Francesco aveva chiesto che venisse verificata e approfondita. Quello
che si legge nei documenti interni riservati è qualcosa di più sconcertante. Per
dimensioni e diffusione:
Un’analisi di quattro entità campione mostra una quantità di almeno 94 milioni non registrati nei bilanci annuali di
Santa sede al 31 dicembre 2012. Con 43 milioni alla congregazione Chiese orientali, 37 delle nunziature, 13
51
Propaganda Fide e 1 Congregazione dei santi. Questo per l’inesistenza di controllo preventivo dovuta al fatto che le
diverse congregazioni, i consigli […] non hanno alcuna informazione riguardo a quanto è loro consentito spendere o
alla natura delle spese che hanno il diritto di sostenere. Si stima che beni considerevoli siano gestiti dalla segreteria di
Stato non rappresentati in alcun bilancio, non esaminati da alcuna revisione esterna. (Come, nda) non esiste alcuna
trasparenza circa la gestione del residuo dell’Obolo di san Pietro.