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Verifica a campione: 94 milioni di fondi extracontabili

          In parallelo, gli uomini della task force di Francesco passano al setaccio i conti degli
          enti della Santa sede. È noto che i bilanci del Vaticano sono sempre stati visti con un
          certo  scetticismo  dalla  comunità  bancaria  internazionale  e  dagli  organi  istituzionali

          deputati al controllo della trasparenza, a iniziare da Moneyval. Già nel luglio del 2012,
          nel primo rapporto di mutua valutazione, Moneyval aveva individuato numerose lacune
          nella gestione del denaro. Le norme antiriciclaggio adottate nei paesi moderni avevano

          trovato forti resistenze nei sacri palazzi.  Chi combatteva per la trasparenza finiva in
          disgrazia. Come il siluramento, già ricordato, di monsignor Viganò e quello altrettanto
          tempestoso del presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, dimissionario il 24 maggio
          2012.
            Anche durante il primo anno del papato di Francesco si scopre dentro le mura che i

          bilanci non seguono affatto le procedure contabili più diffuse, moderne e trasparenti.
          Anzi,  quando  i  commissari  voluti  dal  papa  passano  al  vaglio  i  conti,  emerge  una
          situazione  ancora  peggiore  di  quella  prospettata.  «Ci  sono  somme  significative  di

          denaro – si legge nel documento in nostro possesso, che verrà sottoposto ai cardinali
          nel febbraio del 2014 –, proprietà e beni che non sono registrati nei bilanci annuali
                                50
          della Santa sede.»  In altre parole, «esiste una quantità non identificata di denaro che
          non è registrata nei conti bancari».
            È la denuncia di un sistema che dura dai tempi di Marcinkus e degli scandali allo Ior,
          e che è stato occultato nei momenti di crisi, per evitare le riforme, ma che poi riemerge
          con forza appena superata l’emergenza. Somme di denaro su conti correnti di fondazioni

          benefiche inesistenti. Beni nascosti e fuori bilancio. Titoli parcheggiati al di là della
          contabilità  ordinaria,  pronti  per  essere  usati  per  fini  poco  chiari.  L’allarme,  come
          abbiamo  visto,  era  già  stato  sommariamente  lanciato  più  volte  dai  revisori
          internazionali, che avevano denunciato la presenza di «tesoretti», una sorta di doppia

          contabilità da parte di alcune amministrazioni. La segnalazione al papa non era caduta
          nel vuoto. Anzi, Francesco aveva chiesto che venisse verificata e approfondita. Quello
          che  si  legge  nei  documenti  interni  riservati  è  qualcosa  di  più  sconcertante.  Per
          dimensioni e diffusione:

            Un’analisi di quattro entità campione mostra una quantità di almeno 94 milioni non registrati nei bilanci annuali di
            Santa  sede  al  31  dicembre  2012.  Con  43  milioni  alla  congregazione  Chiese  orientali,  37  delle  nunziature,  13
                                                    51
            Propaganda Fide e 1 Congregazione dei santi.  Questo per l’inesistenza di controllo preventivo dovuta al fatto che le
            diverse congregazioni, i consigli […] non hanno alcuna informazione riguardo a quanto è loro consentito spendere o
            alla natura delle spese che hanno il diritto di sostenere. Si stima che beni considerevoli siano gestiti dalla segreteria di
            Stato non rappresentati in alcun bilancio, non esaminati da alcuna revisione esterna. (Come, nda) non esiste alcuna
            trasparenza circa la gestione del residuo dell’Obolo di san Pietro.
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