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istituzionali (i conti rimanenti). Vi è anche un conto in nome di S.O. (sezione ordinaria Apsa) che è ancora da
analizzare per comprendere la sua natura.
Il rapporto tra Francesco, i suoi collaboratori e Mennini junior è teso. E di certo non
contribuiscono a migliorarlo le indiscrezioni che trapelano dalle indagini. L’8 luglio
2013 viene interrogato Scarano. La giornalista del «Corriere della Sera», Maria
Antonietta Calabrò, quattro mesi dopo ne rivelerà i dirompenti contenuti:
Nel verbale, secretato fino a ottobre, Scarano ha parlato diffusamente di Mennini e di quanto, sempre a suo dire,
avveniva con i titoli della finanziaria Finnat. Tanto che i magistrati che lo interrogavano gli hanno chiesto se si
rendesse conto che stava profilando l’ipotesi di aggiotaggio dei titoli di una banca nel nostro paese. Il figlio di Paolo
Mennini, Luigi (anche lui come il nonno), è amministratore delegato della Finnat fiduciaria. Le dichiarazioni di
Scarano hanno anche riguardato il cardinale Attilio Nicora, il suo successore Domenico Calcagno e il capoufficio
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dell’Apsa.
Mennini non sembra risentire del clima negativo. Segue l’acquisto d’importanti quantità
di denaro in valuta estera, per il valore di 20-25 milioni di dollari. Il 24 ottobre 2013,
ad esempio, in tarda serata mostra soddisfazione con il suo superiore, il cardinale
Calcagno, per aver trovato il canale giusto. Una circostanza che emerge con forza da
questa lettera inedita:
Eminenza Reverendissima,
sono lieto di poterLe confermare che è stato possibile concordare con un nostro corrispondente svizzero
l’approvvigionamento di banconote in valuta estera, anche per importi rilevanti (20-25 milioni US$). Il primo prezzo
quotato è stato di 0,50 per cento dell’importo richiesto, comprensivo di tutto (trasporto, consegna presso i nostri uffici
e copertura assicurativa). Sono riuscito, per il momento, a ottenere una riduzione a 0,40 per cento, in fase di
negoziazione si tenterà di ottenere una ulteriore riduzione. In considerazione che il costo del trasporto incide
notevolmente, sarà raccomandabile di eseguire operazioni di importo rilevante. Resto a disposizione e Le invio
cordiali e devoti saluti.
Paolo Mennini lascerà l’incarico l’11 novembre 2013, a scadenza del suo secondo
mandato quinquennale. Ma negli ultimi giorni le sue mosse vengono interpretate dal
presidente della commissione Zahra come una dichiarazione di guerra. Tutto nasce da
un appunto che Mennini, il 13 novembre, lascia sulla scrivania del cardinale Calcagno
dopo aver avuto una telefonata con Timothy Fogarty, «senior vice-
president – Cbias – of Federal Reserve, New York», come indica Mennini nel
documento. Nella comunicazione, una pagina e mezza in tutto, Mennini sottolinea che
Fogarty, per l’approvvigionamento di banconote, preferisce avere rapporto diretto con
Apsa e non passare dai consulenti di Promontory che stanno assistendo la banca
centrale vaticana in questo periodo.
Il signor Fogarty era contento di avere la possibilità di parlare con me. Ha confermato la ricezione del messaggio
Swift mandato da Apsa a lui il 5 novembre 2013. Per quanto riguarda la nostra richiesta di fornitura di valuta estera
forte, ha confermato che Federal Reserve di solito fornisce banconote ad alcune banche centrali, ma preferisce
garantire questo servizio solo in caso di difficoltà nel trovare queste disponibilità attraverso le banche commerciali e
istituzioni finanziarie. Vorrebbe essere considerato come l’ultima risorsa. Egli mi ha detto che preferirebbe parlare di
questo argomento direttamente con Apsa e, inoltre, che non ha capito esattamente il ruolo e la necessità
dell’intermediazione di Promontory in questo caso specifico. Tutto questo perché considera Apsa una banca centrale
con una chiara relazione consolidata con loro. […] Il signor Fogarty, tornando al tema delle banconote, […] mi ha